La grande manifestazione unitaria dei sindacati tenutasi nello scorso week-end potrebbe avere un importante effetto anche sulle pensioni anticipate tramite APE sociale. Il meccanismo di prepensionamento resta infatti al centro delle rivendicazioni sindacali, al fianco di quelle riguardanti le rivalutazioni degli assegni ed il fondo per l’autosufficienza. Di fatto, l’anticipo pensionistico rappresenta un provvedimento sul quale si chiede di investire ulteriormente, dopo la conferma della proroga avvenuta nelle scorse settimane.
L’APE sociale è infatti una tutela in scadenza al 31 dicembre del 2019 e dovrà essere prorogata all’interno della Manovra 2020. I sindacati chiedono però da tempo di allargare la platea dei potenziali beneficiari. Attualmente l’ingresso nel meccanismo di prepensionamento è consentito ai lavoratori che si ritrovano nelle specifiche situazioni di disagio previste dal legislatore e che maturano almeno 63 anni di età e 30 anni di versamenti (36 anni per chi ha svolto lavori gravosi o usuranti).
In particolare, l’opzione risulta disponibile per i disoccupati, gli invalidi (con riconoscimento al 74% od un valore crescente), i cargivers ed i già citati lavoratori che hanno svolto le attività gravose e usuranti riconosciute dalla legge. Sulla base degli ultimi dati diffusi dall’Inps, nei primi due anni e mezzo di vita l’APE sociale è stata utilizzata soprattutto da coloro che hanno perso il lavoro e che hanno terminato il sussidio di disoccupazione senza riuscire a trovare un nuovo impiego. Un caso tutt’altro che raro in età avanzata, visto che al crescere dell’età diventa sempre più difficile riuscire ad uscire dallo stato di inoccupazione.
Pensioni flessibili e APE sociale: i sindacati chiedono di rimuovere le barriere all’ingresso
Stante la situazione, se è vero che oltre 50 mila persone hanno potuto beneficiare dell’APE sociale nel corso degli ultimi anni, è altrettanto vero che altri 56 mila lavoratori si sono visti respingere la propria pratica per via dei requisiti stringenti. Al momento, la maggiore barriera sembra essere costituita proprio dalle difficoltà al riconoscimento dei lavori gravosi o usuranti.
Per questo motivo, le parti sociali hanno chiesto al governo di rafforzare la proroga dell’opzione estendendo la platea di accesso e alleggerendo i criteri per i lavoratori che hanno svolto tali attività. Ad esempio, rendendo meno complesso il sistema di certificazione della gravosità e slegandolo dall’intervento del datore di lavoro nel fornire la documentazione del caso. Oltre a ciò, si chiede di allargare il perimetro delle professioni riconosciute come utili al fine di rientrare nelle tutele dell’APE sociale. Provvedimenti che saranno studiati con attenzione ed eventualmente inseriti tramite emendamenti all’interno della nuova legge di bilancio, in approvazione nelle prossime settimane presso il Parlamento.