Pensioni anticipate e legge di bilancio 2019: Quota 100 alla fine si farà?

Dall’Inps proseguono i dubbi tecnici sulla realizzazione della misura, ma il Governo tira dritto e conferma l’avvio delle pensioni anticipate nel 2019 con la formula 62+38.

Pensioni anticipate e legge di bilancio 2019: Quota 100 alla fine si farà?

Alla fine il Presidente dell’Inps Tito Boeri “dovrà farsene una ragione” perché quota 100 si farà e in tre anni ridarà ad oltre un milione di cittadini la libertà di scegliere se continuare a lavorare o andare in pensione”. Ad affermarlo nuovamente nella convulsa giornata di ieri è il Sottosegretario al Ministero del Lavoro Claudio Durigon, replicando a quanto affermato dall’economista in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera.

D’altra parte, la nuova quota 100 nelle ultime settimane ha progressivamente acceso lo scontro tecnico – politico senza che sia stata siglata non solo una pace stabile, ma nemmeno un armistizio. La causa di fondo del contendere resta ancora una volta il capitolo delle stime sulle coperture e della tenuta dei conti.

Secondo quanto ha affermato il massimo dirigente alla guida dell’istituto previdenziale pubblico, le tantissime simulazioni effettuate finora avrebbero evidenziato la criticità di una spesa che può solo aumentare. Una posizione che mette in evidenza tutti i dubbi sulla sostenibilità della nuova misura.

Pensioni anticipate e quota 100: si parte nel 2019

Inutile sottolineare che la nuova pensione anticipata tramite la quota 100 non risolve tutti i problemi inerenti il comparto, ma rimane comunque una misura molto attesa da coloro che potrebbero maturare i requisiti di utilizzo nel prossimo anno. Per poter fruire della misura basta infatti aver raggiunto i 62 anni di età ed i 38 anni di versamenti, contro regole ben più stringenti per l’attuale quiescenza anticipata. La conseguenza negativa potrebbe risultare in un assegno più basso rispetto a quello che si sarebbe ottenuto continuando a lavorare fino all’uscita di vecchiaia.

Ma sulla questione è lo stesso Boeri a tranquillizzare. “Non sono penalizzazioni” spiega l’economista ad una domanda diretta sulla questione, “ma correzioni attuariali sulla parte contributiva delle pensioni. Chi lascia prima contribuisce meno e quindi matura pensioni, alla fine, più basse”.

Come dire che si incassa l’assegno più a lungo, ma il capitale accumulato negli anni tramite i contributi resta lo stesso; motivo per il quale si rinuncia ad una parte della pensione uscendo con qualche anno di anticipo. Se questo presupposto basterà a far desistere molti lavoratori dal ricorso all’opzione ancora non è dato saperlo. Di certo la prova di realtà è al varco, ed attraverso quest’ultima dovranno passare le stime e verifiche una volta che la legge sarà approvata.

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