Pensioni anticipate, da quota 100 e 41 anni all’opzione donna: il punto dopo le elezioni

Con la conferma della Lega nel recente confronto elettorale sembra destinato a consolidarsi anche il programma di riforma del settore previdenziale. Nei piani l’obiettivo finale resta la quota 41 per tutti i lavoratori precoci.

Pensioni anticipate, da quota 100 e 41 anni all’opzione donna: il punto dopo le elezioni

Negli scorsi giorni sono stati in molti a domandarsi in che modo sarebbe potuto cambiare lo scenario delle riforme previdenziali dopo le elezioni europee del 2019. Con la conferma della Lega quale primo partito italiano è possibile fare il punto della situazione rispetto a quanto già fatto dal Governo, ma si possono evidenziare anche quelle che sono le aspettative in merito a tale delicata vicenda.

Al momento la principale opzione di pensionamento anticipato portata avanti con l’ultima legge di bilancio e sollecitata in particolar modo dall’area leghista è stata la quota 100. Un’opportunità che resta valida secondo una sperimentazione triennale e che consente l’uscita anticipata dal lavoro a partire dai 62 anni di età e 38 anni di contribuzione (con tre ulteriori anni di sconto se c’è l’intervento di un fondo di solidarietà).

Bisogna però ricordare che il meccanismo di prepensionamento ha natura temporanea, visto che l’obiettivo confermato in più occasioni da parte della Lega (e dallo stesso Vice Premier Matteo Salvini) è la quota 41 per tutti, particolarmente cara ai lavoratori precoci. In quest’ultimo caso verrebbe infatti meno qualsiasi vincolo anagrafico.

Il rispetto del contratto di Governo ed i nuovi provvedimenti allo studio

Nelle scorse ore il leader leghista ha spiegato di voler proseguire nel rispetto del contratto di Governo siglato con il Movimento 5 Stelle, pertanto al momento non sembrano prospettarsi bruschi cambi di rotta in merito alla quota 100 ed alla pensione di cittadinanza. Ovviamente la vera sfida riguarderà non solo l’arrivo di una misura universale per i precoci (che resta comunque programmata per i prossimi anni), ma anche la conferma di numerose altre “opzioni” di flessibilità in scadenza nel 2019.

Basti pensare, ad esempio, all’APE sociale e volontaria, oppure alla proroga dell’opzione donna. Misure sulle quali i lavoratori hanno comunque avanzato precise richieste di conferma nei confronti dei decisori pubblici. Per questi casi la situazione appare certamente più delicata, anche perché il prossimo autunno potrebbe risultare particolarmente caldo per quanto concerne il confronto con i tecnici europei sulla tenuta dei conti pubblici.

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