Pensioni anticipate 2019, la richiesta dell’OCSE: serve abrogare la Quota 100

Il nuovo meccanismo di accesso anticipato alla pensione è appena decollato, ma incontra già le critiche dei tecnici internazionali: dall’OCSE ne suggeriscono l’abrogazione.

Pensioni anticipate 2019, la richiesta dell’OCSE: serve abrogare la Quota 100

Partono oggi i primi assegni per l’accesso anticipato alla pensione tramite la quota 100, ma il nuovo meccanismo di flessibilità risulta già al centro delle critiche dei tecnici internazionali. Ad esprimere le proprie preoccupazioni al riguardo è stata infatti l’OCSE, evidenziandone i possibili effetti negativi.

L’aspetto maggiormente critico, secondo quanto diffuso all’interno di un nuovo dossier, sarebbe l’abbassamento dell’età di accesso alla quiescenza pubblica. Grazie al nuovo meccanismo, è infatti possibile ottenere il prepensionamento già a partire dai 62 anni di età, purché si siano maturati almeno 38 anni di contribuzione. Il dislivello rispetto alle altre opzioni di quiescenza appare particolarmente elevato soprattutto se si effettua il confronto con l’accesso alla cosiddetta pensione di vecchiaia, che richiede la maturazione di almeno 67 anni di età (seppure con un montante contributivo ridotto e di natura ventennale).

I rischi per l’OCSE

Tanto basta, secondo l’OCSE, per produrre nuovi rischi di tenuta dei conti pubblici. L’impatto negativo deriverebbe dalle stime di tipo attuariali (visto che l’abbassamento dell’età anagrafica comporta un aumento della spesa già nel breve termine). I tecnici internazionali sottolineano poi le problematiche emergenti dal punto di vista della mancanza di equità sia tra lavoratori (visto che non tutti potranno ottenere maggiore flessibilità con i requisiti della quota 100), sia tra le diverse generazioni.

Oltre a ciò, non è detto che la riduzione del tasso di occupazione tra persone in età avanzata possa garantire un adeguato turn over rispetto ai giovani, accrescendo in questo modo ulteriormente “la diseguaglianza intergenerazionale” e contemporaneamente “il debito pubblico”. Un molteplice effetto che fa quindi propendere per un giudizio negativo sull’operazione.

Critiche che in parte erano già emerse nel dibattito pubblico sulle nuove pensioni anticipate tramite la quota 100 e che pertanto non appaiono certo nuove sul difficile scenario della riforma del comparto previdenziale. D’altra parte, la flessibilizzazione del mondo del lavoro non ha purtroppo seguito una altrettanto necessaria flessibilizzazione dell’accesso alla pensione, soprattutto dopo l’irrigidimento dei requisiti di quiescenza dovuto alla Riforma Monti Fornero del 2011.

In conclusione, al momento vi è una sola certezza: se la quota 100 può non essere la strada migliore per raggiungere l’obiettivo, difficilmente un intervento sui requisiti di accesso alla pensione poteva essere ulteriormente procrastinato. Il tutto considerando che la partita non può essere considerata ancora come conclusa.

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