Un recente studio condotto dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) ha sollevato interrogativi e preoccupazioni tra i pensionati del Friuli Venezia Giulia. L‘INPS, l’ente responsabile della gestione delle pensioni in Italia, ha avviato uno studio in vista di una possibile riforma del sistema previdenziale, mettendo in luce un principio controverso: l’importanza dell’aspettativa di vita nell’assegnazione delle pensioni.
Secondo lo studio, il “peso” delle pensioni dovrebbe essere inferiore per chi ha una prospettiva di vita più lunga. In pratica, coloro che, basandosi su dati statistici, possono aspettarsi di godere di più anni di pensionamento dovrebbero ricevere assegni mensili inferiori rispetto a coloro la cui aspettativa di vita è inferiore. Questa proposta potrebbe avere un impatto significativo sulla regione del Friuli Venezia Giulia, in particolare sulle donne.
Attualmente, il Friuli Venezia Giulia ospita 354.515 pensionati, una percentuale significativa in una regione con meno di 1,2 milioni di abitanti. Sorprendentemente, il 52% di questo totale è costituito da donne, un dato che assume un’importanza cruciale alla luce della proposta dell’INPS. La regione è seconda solo al Trentino Alto Adige per quanto riguarda l’aspettativa di vita femminile, con una media di 21,2 anni dopo il raggiungimento dell’età pensionabile.
Se una riforma del sistema previdenziale dovesse essere basata sul principio dell’assegno più basso per chi vive di più, questa misura colpirebbe direttamente più di 180.000 donne nel Friuli Venezia Giulia. La maggior parte di queste donne rientra in una classe di reddito pensionistico medio-bassa, con circa 122.000 persone che ricevono attualmente tra i 1.999 e i 2.499 euro di pensione al mese. La proposta dell’INPS non tiene conto delle differenze di reddito, il che renderebbe ancora più pesante il carico per coloro che hanno entrate più basse.
Dall’altro lato, l’impatto sulla popolazione maschile della regione sarebbe notevolmente più leggero. Gli uomini, dopo il raggiungimento dell’età pensionabile, hanno in media 17,8 anni di vita di fronte a loro, un dato in linea con la media nazionale. In questo caso, il taglio dell’assegno avrebbe un effetto decisamente inferiore e potrebbe colpire soprattutto le fasce di reddito più alte. Secondo le statistiche, gli ex dirigenti e coloro che hanno percezioni pensionistiche più elevate tendono a vivere prospetticamente più a lungo rispetto ai titolari degli assegni più leggeri. In totale, il numero di uomini potenzialmente colpiti non supererebbe le 50.000 persone.