Pensione di vecchiaia e vincolo anagrafico: 67 anni confermati fino al 2022

Arriva una nuova conferma sul parametro anagrafico di accesso alla pensione di vecchiaia. Il vincolo dei 67 anni non subirà aumenti il prossimo anno, come ribadisce un nuovo decreto ministeriale. Ma il vincolo di accesso resta importante.

Pensione di vecchiaia e vincolo anagrafico: 67 anni confermati fino al 2022

Nel 2020 si continuerà ad accedere alla pensione di vecchiaia con gli attuali criteri di legge, maturando cioè almeno 67 anni di età e 20 anni di contribuzione. È quanto emerge da un nuovo decreto ministeriale riguardante gli adeguamenti alla speranza di vita. Il provvedimento di fatto porta a concretezza gli accertamenti dell’Istat sulla popolazione per il biennio 2017/2018. Infatti, in precedenza, i dati erano indicati su base preventiva.

Il passaggio è importante perché l’età di accesso all’assegno di vecchiaia viene di fatto confermata fino alla fine del 2022 (valendo per il biennio successivo al prossimo anno) e prevede una nuova messa in atto di quanto previsto all’interno della legge Fornero, considerando che in precedenza gli adeguamenti si basavano sul triennio.

Guardando invece a quello che potrebbe accadere ancora più avanti, nel biennio successivo (cioè nel 2023/24) il parametro potrebbe subire un ulteriore incremento di tre mensilità. La stima si basa sul Rapporto relativo alla spesa previdenziale redatto ad opera della Ragioneria generale dello stato.

I vincoli di accesso alla pensione di vecchiaia per il sistema misto ed il contributivo

Senza un nuovo intervento di riforma del sistema (o di sterilizzazione dell’AdV), i parametri indicati per la pensione di vecchiaia potrebbero quindi divenire più stringenti nel prossimo decennio, man mano che troveranno applicazione gli adeguamenti sull’aspettativa di vita. A tal proposito, bisogna infatti indicare che i 67 anni di età e 20 anni di versamenti attualmente in vigore valgono senza ulteriori vincoli per gli iscritti al sistema retributivo o misto.

Chi si trova inserito nel sistema contributivo puro (avendo iniziato a versare successivamente al 31 dicembre del 1995) deve infatti maturare contemporaneamente un assegno non inferiore ad 1,5 volte la pensione sociale. In alternativa, potrà accedere con soli 5 anni di contribuzione, ma a patto di attendere il compimento dei 71 anni di età, senza ulteriori vincoli rispetto all’effettivo importo dell’assegno. Non sorprende quindi che la questione resti al centro delle rivendicazioni dei sindacati, che chiedono da tempo un ripensamento sulle regole di accesso alla quiescenza previste dalla legge Fornero.

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