Pensione di cittadinanza: l’esecutivo studia un aumento di 270 € per le sociali e le minime

Il primo passaggio di riforma del sistema previdenziale da parte del nuovo esecutivo mira ad adeguare al rialzo gli assegni di circa 4 milioni di persone.

Pensione di cittadinanza: l’esecutivo studia un aumento di 270 € per le sociali e le minime

L’esecutivo pianifica la riforma del settore previdenziale partendo da un intervento mirante a ritoccare gli importi degli assegni pensionistici più bassi, agendo con una maggiorazione che dovrebbe garantire la ricezione di almeno 780 euro per persona. È quanto previsto dalla cosiddetta pensione di cittadinanza, ovvero lo strumento che si affianca al reddito di cittadinanza per contrastare l’emergere e la diffusione della povertà.

Si tratta di un passaggio non scontato e che in ogni caso richiederà uno studio tecnico approfondito e importante, se non altro per l’individuazione delle coperture. La platea dei potenziali fruitori della misura potrebbe infatti toccare (e secondo alcuni anche superare) i 4 milioni di individui, divisi per due classi differenti di assegni.

La prima tipologia comprende tutti coloro che percepiscono una pensione minima. Quest’ultima risulta attualmente fissata a poco più di 500,00 euro al mese. Il secondo tipo di assegno è invece quello di tipo sociale, e risulta indipendente dagli anni di contribuzione versati. In questo caso, l’importo si ferma a poco più di 450,00 euro al mese.

È chiaro che innalzare entrambe le soglie fino a 780,00 euro rappresenta una sfida dal punto di vista del reperimento delle risorse di cassa. Anche per questo l’opzione potrebbe assorbire la quattordicesima mensilità. Da un lato si giungerebbe così ad una misura di contrasto alla povertà che risulta molto attesa in un contesto di aumento del disagio sociale.

Dall’altro lato bisogna però evidenziare i rischi insiti nell’avvio di un assegno indipendente dalla carriera del singolo, stante che in molti potrebbero essere tentati di interrompere l’attività lavorativa o di passare al lavoro nero (sapendo di essere comunque coperti a livello previdenziale in vecchiaia).

La questione appare comunque una prima sfida con la quale si dovrà cimentare il nuovo Governo, stante che all’orizzonte il comparto previdenziale attende quella che sarà la vera prova erculea, ovvero il superamento della legge Fornero con le quote 100/41 e la proroga della pensione anticipata tramite l’opzione donna. Misure sulle quali il governo giallo – verde ha basato una larga parte del proprio successo elettorale.

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