Pensione anticipata 2022, con l’ipotesi quota 102 il 77% delle domande in meno

Le proiezioni tecniche sulle nuove pensioni anticipate (quota 102, opzione donna e Ape sociale): la bozza della manovra 2022 porterebbe a una riduzione delle domande di pensionamento del 77%.

Pensione anticipata 2022, con l’ipotesi quota 102 il 77% delle domande in meno

Le simulazioni sulle nuove pensioni anticipate previste con la legge di bilancio 2022 indicano una forte riduzione delle possibili richieste di accesso all’Inps da parte dei lavoratori. È l’esito delle simulazioni effettuate dai sindacati in merito alle opzioni definite dai tecnici dell’esecutivo all’interno della bozza della finanziaria in approvazione entro la fine dell’anno.

Lo scenario che emerge dall’applicazione del pacchetto di interventi governativi sul settore previdenziale evidenzia quindi l’effetto del progressivo ritorno al sistema contributivo puro annunciato dal premier Mario Draghi. L’idea di fondo resta quella di confermare le regole previste dalla legge Fornero, con una serie di misure finanziate da 600 milioni di euro, volte a calmierare la fine della quota 100.

Pensioni anticipate 2022: assegni in calo del 20%

Anche i dati dei sindacati prospettano tempi più difficili per coloro che desiderano ottenere l’accesso alla pensione a partire dal prossimo anno. Secondo gli studi della Cgil, la platea di coloro che avranno la possibilità di ottenere il prepensionamento si ridurrà del 77% rispetto all’anno 2020. Oltre a ciò, gli assegni sarebbero in calo del 20%. Le parti sociali sono sul piede di guerra e anticipano la possibilità di avviare uno sciopero generale se non verranno garantite maggiori risorse per la flessibilità previdenziale e il lavoro.

Le misure articolate nella manovra vertono su tre pilastri. Una quota 102 in sostituzione della quota 100, con criteri anagrafici più stringenti. Per accedere sarà infatti necessario maturare almeno 64 anni di età (anziché i 62 anni attuali), insieme a 38 anni di versamenti. Viene poi confermato il pensionamento anticipato dell’opzione donna, a partire dai 58-59 anni di età e 35 anni di versamenti (sebbene inizialmente si ipotizzava un criterio anagrafico dai 60 anni).

Infine, il rinnovo dell’APE sociale dovrebbe continuare a garantire l’uscita dal lavoro a partire dai 63 anni di età con 30 o 36 anni di versamenti, in base alla specifica situazione di disagio vissuta dal lavoratore. In questo caso, la platea si allargherebbe a nuove mansioni gravose, ma l’estensione non risulterà valida per poter beneficiare della quota 41 destinata ai lavoratori precoci.

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