Monaco: stop al segreto bancario

Dopo Svizzera e Liechtenstein, cade il segreto bancario anche per quel che riguarda i conti italiani nel Principato di Monaco: cade una delle 'roccaforti' degli evasori italiani

Monaco: stop al segreto bancario

Dopo Svizzera e Liechtenstein, anche il Principato di Monaco firma un importante accordo con l’Italia per quanto riguarda lo scambio di informazioni ai fini fiscali, per combattere l’evasione transnazionale che tanto fa discutere, soprattutto in questo periodo di crisi, per i capitali spostati nei cosiddetti ‘paradisi fiscali’, di cui il Principato di Monaco rappresentava uno dei maggiori esponenti. In sostanza, questo importante accordo prevede lo scambio di informazioni su richiesta, da parte di uno dei due Stati nei confronti dell’altro, per effettuare controlli incrociati sui conti dei propri abitanti sul conto della nazione che ne gestisce i conti; la fondamentale novità, è che lo Stato a cui vengono richieste tali informazioni non può esimersi dal fornirle allo Stato richiedente, non potendo più ‘nascondersi’ dietro al segreto bancario, come fino ad ora era permesso.

Di fatto, quindi, il Principato di Monaco esce dalla cosiddetta ‘black list, la lista dei Paesi considerati inaccessibili ad accurati controlli fiscali. La legge, che come è chiaro a tutti è mirata a colpire soprattutto gli evasori, darà la possibilità quindi a coloro i quali detengono in maniera illegale fondi nel Principato di Monaco di potersi ‘regolarizzare’ con le più vantaggiose condizioni previste dalla legge, che prevedono una restituzione totale delle imposte dovute allo Stato italiano e delle sanzioni ridotte, per invogliare coloro i quali non considerano il pericolo del carcere un deterrente sufficiente.

Un’ottima notizia, quindi, per lo Stato italiano, che conta di poter recuperare una parte dei fondi che, annualmente, sembra ci costi intorno ai 60 miliardi di euro, circa quattro finanziarie ‘lacrime e sangue’, come si suole definirle. Cade, dunque, uno dei capisaldi degli evasori italiani: speriamo che sia solo una delle prime disposizioni che riusciranno ad eliminare una delle spese (intese come mancate entrate) che più gravano sullo Stato.

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