Manovra 2019, le misure in arrivo su pensioni, tasse e assegni di cittadinanza

La nuova legge di bilancio 2019 si prospetta ricca di interventi riguardanti il welfare, la previdenza e le politiche fiscali: ecco tutte le ultime info su cosa potrebbe cambiare dal prossimo anno.

Manovra 2019, le misure in arrivo su pensioni, tasse e assegni di cittadinanza

Con l’arrivo di ottobre si entra nel vivo della discussione politica e parlamentare riguardante la legge di bilancio 2019, un provvedimento che conterrà al proprio interno importanti cambiamenti per la vita quotidiana degli italiani. Dall’Iva alle tasse per proseguire con il reddito di cittadinanza e le pensioni, le misure in corso di approvazione produrranno un impatto diretto o indiretto decisamente importante.

Per cercare di capire meglio le prospettive di cambiamento vediamo provvedimento per provvedimento quale sarà l’effettiva area di intervento.

Verso la sterilizzazione dell’IVA e l’avvio della flat tax

In campo fiscale si parte con la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia dell’Iva, che avrebbero visto aumentare l’imposta a partire dall’inizio del mese di gennaio 2019 rispettivamente dal 10% all’11,5% e dal 22% al 24%. Il provvedimento è piuttosto oneroso, visto che il costo complessivo per la neutralizzazione dei rincari è stimato attorno ai 12 miliardi di euro.

Un altro importante perno della prossima legge di bilancio 2019 è rappresentato dalla cosiddetta flat tax o tassa piatta, che dovrebbe coinvolgere all’incirca un milione e mezzo di partite iva e piccole imprese. Attualmente esiste già un regime forfettario al 15% per i fatturati fino a 30mila euro annui. A partire dal prossimo anno dovrebbero poter partecipare anche autonomi, società in nome collettivo e società a responsabilità limitata pagando la stessa aliquota fino a 65mila. Per i fatturati fino a 100mila euro si potrà aderire al costo di un ulteriore 5%. Complessivamente la misura dovrebbe pesare per circa un miliardo e mezzo di euro.

La quota 100, la pensione di cittadinanza e la pace contributiva

Per quanto concerne invece il comparto previdenziale, tra le misure di flessibilità sembra avere ottenuto al momento maggiore attenzione la nuova quota 100. Si tratta di un meccanismo che dovrebbe consentire il prepensionamento attraverso la somma dell’età anagrafica e dell’anzianità contributiva (ad esempio 100 può essere dato da 64 anni di età e da 36 anni di versamenti). In attesa di riscontro ci sono però anche i lavoratori precoci (con la quota 41-42), gli esodati, le lavoratrici che chiedono l’opzione donna e coloro che rientrano nella sperimentazione in chiusura dell’APE sociale.

Una parte dei finanziamenti della nuova flessibilità previdenziale dovrebbe arrivare anche dalla cosiddetta pace contributiva. Questa permetterà da un lato ai lavoratori con carriere precarie di regolarizzare i buchi nei versamenti e dall’altro agli stessi di raggiungere con maggiore facilità i requisiti utili per l’accesso alla pensione. 

Sul reddito di cittadinanza la vera questione da risolvere resta invece quella delle risorse, premesso che nelle intenzioni dell’esecutivo si punta ad impiegare almeno 10 miliardi di euro. Una parte delle coperture dovrebbe comunque arrivare dai fondi per il Rei (si parla di circa due miliardi e mezzo di euro). A regime il provvedimento dovrebbe garantire ai potenziali destinatari 780 euro al mese (che salirebbero ad un massimo di 1630 euro qualora il nucleo familiare sia composto da più figli).

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