L’allarme sulla crescita dello spread? Per Draghi la causa è lo scontro con l’UE

Il Presidente della BCE torna ad esprimersi in merito al caso dello spread italiano ed ai rischi per il nostro Paese, spiegando che a provocare il fenomeno è la messa in discussione delle regole europee.

L’allarme sulla crescita dello spread? Per Draghi la causa è lo scontro con l’UE

Torna a far paura lo spread. Il parametro in grado di misurare il rischio del nostro Paese rispetto all’economia considerata più stabile nell’Eurozona (ovvero quella tedesca) sembrava dover essere definitivamente archiviato nel 2011, per restare un semplice ricordo nella mente degli italiani. Purtroppo le ultime vicende hanno dimostrato che in campo finanziario i rischi restano sempre dietro l’angolo.

D’altra parte, le recenti discussioni relative alla nuova Manovra ed al rigido rispetto delle regole europee hanno portato ad uno scontro istituzionale. Questo non può certo classificarsi come ordinaria amministrazione e che desta non poche preoccupazioni per un’ulteriore deflagazione della crisi, con tutte le conseguenze che prenderebbero forma tanto per l’economia italiana quanto per la struttura fondante dell’Unione europea.

Rischio spread: per Draghi la causa deriva dalla sfida alle regole UE

In questo contesto si inseriscono le ultime prese di posizione del Presidente BCE Mario Draghi, il quale ha fortemente criticato le recenti polemiche riguardanti le regole UE. Proprio alla “messa in discussione delle regole” sarebbe infatti dovuta l’attuale situazione di vulnerabilità dell’Italia, una condizione che rischia di lasciare il Paese in balia di eventuali shock prodotti all’interno o all’esterno dell’Unione.

Ma la questione non riguarda solamente i massimi sistemi. Intervenire per calmierare lo spread, secondo il banchiere centrale, è fondamentale anche per “proteggere le famiglie e le imprese dall’aumento dei tassi di interesse”. Un fenomeno al quale risultano particolarmente sensibili le economie delle nazioni con un indebitamento molto elevato, come avviene appunto nel caso del Bel Paese. Anche considerando che per il momento l’effetto della crisi è stato piuttosto limitato e non ha avuto effetti dirompenti sui tassi d’interesse, ancora sui minini storici, applicati dal sistema bancario nei confronti dei cittadini.

Resta però scontato che una prosecuzione della crisi o un suo ulteriore aggravamento potrebbe avere effetti pesanti sull’economia, anche considerando che le incertezze sono aumentate a livello sistemico. Basti pensare ai rischi per la nuova “guerra dei dazi” tra Usa e Cina, oltre che alla prossima conclusione del quantitative easing.

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