L’ultimo trimestre del 2014 si sta rivelando fatale per gli investitori che hanno deciso di puntare sui titoli quotati alla borsa di Mosca. Per via del tracollo subito dal prezzo del petrolio sui mercati internazionali, a farne le spese sono le piazze finanziarie dei paesi maggiormente esposti su questo versante, Russia in testa.
Le società a maggiore capitalizzazione della borsa di Mosca sono per l’appunto colossi che operano prevalentemente nel settore energetico (in particolare nel comparto dell’estrazione e della fornitura di gas e petrolio dei quali lo sterminato territorio Russo è ricchissimo). Ne è un esempio la Gazprom, un vero e proprio gigante con un fatturato annuo che supera i 150 miliardi di dollari. E’ chiaro che ogni variazione (in positivo o in negativo) di tali imprese influisce pesantemente sull’andamento degli indici di borsa. A seguito delle numerose sedute negative inanellate, l’indice della borsa di Mosca è attualmente ai minimi, sui livelli fatti registrare nel luglio del 2009.
Il petrolio rappresenta all’incirca il 70% dell’export russo. Per tal motivo, l’evoluzione sui mercati delle sue quotazioni è in grado di influenzare in maniera massiccia l’andamento dell’intera economia russa. Questa volta però l’impatto è molto più dirompente del solito. Attualmente il greggio è al minimo da cinque anni e le previsioni per il futuro non lasciano intravedere grosse inversioni di tendenza. Una situazione che si sta traducendo in un vero e proprio collasso per le casse dello stato sempre più in crisi di liquidità. A ciò vanno ad aggiungersi le sanzioni adottate dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea nei confronti della Russia in seguito alla vicenda che ha visto coinvolta l’Ucraina.
Una serie di fattori sia interni che esterni che stanno mettendo a dura prova la resistenza finanziaria del paese. Sui mercati iniziano a rincorrersi le voci di un possibile default qualora le quotazioni del greggio non ritornino a salire. A peggiorare lo scenario vi è lo straordinario periodo di forza che sta attraversando il dollaro statunitense. L’apprezzamento del biglietto verde sta richiamando molta liquidità investita negli anni precedenti sui mercati emergenti, Russia compresa. Infine, il protarsi della crisi Ucraina contribuisce a diffondere una sensazione di incertezza che gli investitori internazionali temono particolarmente, spingendoli a portare i propri capitali verso piazze finanziarie meno esposte alle correnti della speculazione internazionale.