Da quando hanno cominciato a diffondersi le prime indiscrezioni sull’arrivo di Cristiano Ronaldo alla Juventus, il titolo azionistico non è stato più lo stesso. Il 2 luglio l’azione veniva scambiata a 0,67 euro. Il 10 luglio, giorno dell’annuncio ufficiale dell’arrivo del giocatore ex Real Madrid, il titolo raggiungeva quota 0,90.
Quest’ultimo sembrava già un valore alquanto elevato. D’altronde nei 5 anni precedenti il massimo del titolo è stato € 0,91 (il 5 maggio del 2017), esattamente qualche giorno dopo la vittoria nella semifinale di andata della coppa europea. Neanche le finali di Champions del 2015 e del 2017 erano riuscite nell’impresa di impennare il titolo in borsa.
Eppure a luglio di quest’anno qualcosa è cambiato.
Dati statistici
Come sempre per comprendere l’entità del fenomeno è opportuno un esempio numerico. Ipotizziamo di aver acquistato il titolo al prezzo più basso possibile nelle 52 settimane precedenti, ossia il 31 maggio 2018 a € 0,59. Il 7 settembre avremmo potuto rivenderlo a € 1,41 (massimo valore in un anno). Avremmo ottenuto una plusvalenza del 139% (a cui bisogna sottrarre le tasse). In sostanza investendo € 10.000 e disinvestendo, nelle date precedentemente indicate, avremmo ottenuto un ricavo di € 23.900 e quindi un guadagno di € 13.900.
Aumentando il valore dell’azione, di riflesso aumenta la capitalizzazione che passa da 620 milioni di fine giugno a 1,35 miliardi.
Tuttavia il titolo della società bianconera non è nuovo a questo tipo di altalena di prezzo. Tra febbraio e marzo del 2007, anno dopo lo scandalo di calciopoli, l’azione era scambiata a 1,80. A maggio 2012, con la Juve di Antonio Conte che vince lo scudetto, l’azione è scambiata a circa € 0,20.
Come si evince dall’analisi l’arrivo di un campione come Ronaldo, le finali di Champions o la vittoria di uno scudetto sono tutte variabili che posso influire ma la realtà è ben più complessa.