Il reddito di cittadinanza spetterà anche a chi decide di lavorare in proprio

Per chi possiede i requisiti sarà possibile anche mettersi in proprio, continuando a prendere l’assegno per un massimo di 4.680 euro. Nella platea anche 300 mila famiglie di over 65enni.

Il reddito di cittadinanza spetterà anche a chi decide di lavorare in proprio

Il decreto con il quale il Governo approverà il nuovo reddito di cittadinanza è atteso ormai a giorni, ma dalle diverse versioni di bozze che si stanno alternando continuano ad emergere nuovi dettagli in merito ai meccanismi di funzionamento del sostegno di welfare. D’altra parte, è dato per scontato il fatto che fino alla fine potrebbero susseguirsi dei piccoli aggiustamenti, stante la complessità e la delicatezza della materia.

Quello che ovviamente non sembra poter cambiare è l’impostazione di base, modulata sulle risorse messe a disposizione all’interno della legge di bilancio 2019 appena approvata. Nell’ultima relazione tecnica circolata si stimano circa 1,7 milioni di potenziali erogazioni del sussidio, delle quali circa 300 mila ad intestatari al di sopra dei 65 anni di età. L’aumento della platea potenziale è sicuramente da accogliere come una notizia positiva, anche se bisogna tenere conto che a parità di fondi questo potrebbe tradursi in un importo medio più basso per sussidio. Le stime aggiornate parlano di circa 400-500 euro, contro un tetto massimo di 780 euro per i single e di 1.330 euro per i nuclei familiari più numerosi.

Reddito di cittadinanza 2019, i nuovi dettagli emersi nelle ultime ore

Stante lo scenario appena descritto, è da sottolineare che il Governo sta studiando numerosi incentivi all’occupazione da legare strettamente al reddito di cittadinanza, di modo che non si trasformi in una erogazione pura di welfare. Anche per questo motivo, le aziende che assumono un percettore potranno diventare beneficiarie dell’emolumento fino ad un massimo di 18 mesi. Mentre, per chi si metterà in proprio, resta la possibilità di continuare a fruire dell’assegno per altri sei mesi (quindi fino ad un totale massimo di 4.680 euro).

Al percettore sarà richiesto anche di firmare un patto per la riqualificazione lavorativa, che potrà comprendere anche la frequenza di corsi e aggiornamenti professionali oltre all’obbligo di non rifiutare più di due proposte considerate congrue (al terzo rifiuto decade automaticamente il diritto a percepire il beneficio).

Infine, emergono anche alcuni dettagli critici riguardo la gestione vera e propria delle domande da parte dell’Inps. L’istituto avrebbe infatti appena 5 giorni per effettuare la verifica di tutti i requisiti sulle pratiche dei richiedenti, mentre i potenziali beneficiari dell’assegno dovrebbero controllare giornalmente la piattaforma che rende disponibili le proposte di lavoro.

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