Il business dell’immigrazione nelle mani delle cooperative sociali

Centri per la cura degli anziani, dei disabili o dei tossicodipendenti, riconvertiti nell'accoglienza dei migranti. Cifre a sei zeri per i furbetti della solidarietà.

Il business dell’immigrazione nelle mani delle cooperative sociali

L’accoglienza dei migranti è diventato un colossale business per le cooperative sociali. Molte di queste, fiutato l’affare, hanno messo da parte vecchi, anziani, bambini, tossicodipendenti, per riconvertire la propria attività e gettarsi a capofitto nell’immigrazione, incassando cifre a sei zeri, con poca fatica e senza alcun rischio.

Gli esempi non mancano. Anche se sono solo la punta d’iceberg di un fenomeno vastissimo che coinvolge l’intero tessuto sociale nel nostro Paese. Una cooperativa come la “Entropia”, per esempio, che si occupava di persone con disagio psichiatrico, ha cambiato di colpo la sua rotta accogliendo migranti, e ottenendo ovviamente ricchi rimborsi dallo Stato.

Stessa cosa ha fatto “La mia Badante”, un’associazione che si occupava di anziani, e che si è aggiudicata un appalto da sedici milioni di euro per i centri di accoglienza straordinaria. Così come la cooperativa “la Villa Caterina” (604.440 euro), la “Srl Letizia” (1.007.400 euro), oppure la “Casa di riposo Tavallini” (232.147 euro).

Il centro di solidarietà la “Ancora”, che si occupava di dipendenze e adolescenti, ha aperto centri di accoglienza a Imperia e Cuneo, incassando più di trecentomila euro. La “Anteo” di Biella può vantare trentacinque residenze per anziani e altre decine di attività, ma i migranti hanno comunque garantito l’assegnazione di un milione e mezzo di euro. E che dire del consorzio “Multicons”? Esperto di giardinaggio, derattizzazione e servizi alla persona, si è dedicato ai richiedenti asilo. Tanto che il gruppo è arrivato a gestire oltre 400 immigrati, incassando due milioni di euro.

Simili esempi potrebbero continuare all’infinito, a testimonianza che il fenomeno coinvolge buona parte del tessuto sociale italiano. Un fenomeno che non riguarda solo cooperative e associazioni di volontariato, ma anche albergatori, società improvvisate, perfino agriturismi, che hanno riconvertito la loro attività per dedicarsi a questa nuova caccia all’oro dagli importi milionari. Un business che arricchisce gli speculatori e impoverisce i cittadini.

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