I motivi della protesta dei pastori sardi

Il caso che coinvolge la Sardegna ed i suoi pastori è sempre più al centro dell'attenzione mediatica e non sembra essere prossimi ad una conclusione; vediamo quali sono le cause che hanno scatenato questa protesta.

I motivi della protesta dei pastori sardi

Ormai da giorni, i principali telegiornali, documentano la protesta dei pastori sardi che riversano sulle strade centinaia di litri di latte da loro prodotti, il più delle volte fresco di mungitura. Il principale motivo che ha innescato quest’agitazione si deve all’abbassamento del livello dei prezzi del latte, arrivati a toccare i 60 centesimi al litro.

In Sardegna ci sono circa 12.000 piccole e medie imprese che producono latte; si conta di una produzione di circa 3 milioni di quintali di latte di pecora. La materia prima prodotta dai pastori sardi è venduta ai caseifici, dove viene lavorata e trasformata principalmente in pecorino.

I motivi della rivolta

Ad interrompere la catena produttiva, come dimostra il mercato, è stata una maggiore richiesta di quantità di latte sommata ad una minore richiesta di pecorino. Questo cambiamento ha causato un calo nei prezzi del formaggio che si riflette anche sul prezzo della materia prima. Ad aggravare ulteriormente la situazione, si aggiunge una sovrapproduzione di pecorino rimasto invenduto.

A livello numerico, il prezzo che i caseifici pagavano ai pastori era di circa 1,20 euro al litro, mentre ora è di 0,60 centesimi. Anche il prezzo del pecorino ha subito un drastico calo; nel 2015 era di 10 euro al kg, oggi è dimezzato. Questa situazione è diventata insostenibile per i pastori sardi, che oltre al sacrificio che si cela dietro questa professione, non sono più in grado di coprire i costi di produzione.

La protesta ha come obiettivo riportare il prezzo del latte a 1,00 euro al litro più iva poiché l’agricoltura rappresenta la fonte economica della Sardegna.

 

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