Germania, arriva la “paghetta di Stato” da 10 euro al mese per costruire la pensione dei più giovani

La Germania introduce il Kinderstartgeld, una “paghetta” di 10 euro al mese per ogni bambino dai 6 ai 18 anni, con l’obiettivo di creare un capitale iniziale per la pensione futura, mentre il sistema previdenziale mostra crescenti difficoltà strutturali.

Germania, arriva la “paghetta di Stato” da 10 euro al mese per costruire la pensione dei più giovani

In Germania si torna a parlare di riforme previdenziali e sostenibilità del sistema pensionistico. Il cancelliere Friedrich Merz (Unione Cristiano-Democratica) ha annunciato un autunno di cambiamenti, e tra le proposte che hanno attirato maggiormente l’attenzione figura il progetto del Kinderstartgeld, una forma di “paghetta di Stato” che prevede l’erogazione di dieci euro al mese per ogni bambino residente in Germania a partire dai sei anni fino al compimento dei diciotto.

Questa somma non potrà essere spesa liberamente, ma verrà accantonata in un fondo vincolato alla pensione, esentasse fino all’età pensionabile ordinaria. Il decollo della misura, ribattezzata Frühstart-Rente, è previsto dal 1° gennaio 2026. L’idea è quella di creare una base minima di risparmio previdenziale per i più giovani, che potrà essere successivamente integrata con contributi privati a partire dai diciotto anni, entro un tetto massimo annuo da definire.

I calcoli del cancelliere parlano di circa 700mila nuovi beneficiari ogni anno, con un costo complessivo che si aggira attorno agli 84 milioni di euro annui, una cifra che peserà inevitabilmente su un bilancio statale già sotto pressione. La legge non è stata ancora presentata al Consiglio dei ministri e il dibattito rimane aperto su dettagli fondamentali: chi gestirà i fondi, quali rischi di investimento saranno ammessi e chi si farà carico dei costi di amministrazione.

Modelli simili sono già realtà in altri Paesi come Israele, Stati Uniti, Canada e Regno Unito. Proprio il sistema israeliano “Savings Plan for Every Child”, introdotto nel 2017, rappresenta il punto di riferimento più citato: ogni bambino riceve un contributo mensile governativo che, con il tempo, diventa un capitale utile a sostenere spese importanti o a integrare la pensione futura. In Germania, già oggi molte famiglie scelgono di aprire un conto di risparmio ai figli per affrontare costi come gli studi universitari o la patente di guida.

Le casse di risparmio tedesche hanno accolto positivamente la proposta, considerandola un modo efficace per avvicinare i giovani al mondo della finanza e della previdenza privata. Tuttavia, dieci euro al mese restano una cifra più simbolica che realmente incisiva. Simulando un rendimento medio del 7% annuo del DAX, dopo cinquant’anni il capitale accumulato raggiungerebbe circa 50mila euro, una somma non sufficiente a garantire una pensione adeguata senza ulteriori contributi personali o riforme strutturali.

Il tema pensioni in Germania è particolarmente delicato. Il sistema a ripartizione mostra segni di fragilità: se nel 1990 cinque lavoratori sostenevano un pensionato, oggi il rapporto è sceso a tre e nel 2035 sarà probabilmente di due a uno. Con l’allungamento dell’aspettativa di vita, il numero di anni in cui i cittadini percepiscono la pensione continua ad aumentare, mentre la durata media dei contributi versati tende a ridursi. Una tendenza che rende necessarie soluzioni innovative, ma anche coraggiose, per evitare un collasso finanziario a medio termine.

Le forze politiche restano divise sulle strategie da adottare: la CDU guarda a un allungamento della vita lavorativa, la SPD difende lo status quo dell’età pensionabile, mentre la CSU ha già strappato un aumento specifico per le pensioni delle casalinghe. Intanto, circa 250mila lavoratori ogni anno scelgono di lasciare il lavoro due anni prima, a 63 anni, aggravando il quadro. In questo contesto, la paghetta di Stato da dieci euro rappresenta un primo passo, utile più per il messaggio che trasmette che per l’impatto reale sulle pensioni future. Un segnale di attenzione verso le nuove generazioni, ma che da solo non può risolvere le difficoltà strutturali di un sistema che necessita di riforme profonde, più investimenti e una crescita economica stabile.

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