Furbetti del cartellino salvati dalla Consulta. Rischio pioggia di ricorsi

La Corte Costituzionale con l’ultima sentenza emessa a favore dei “furbetti” assenteisti del cartellino investe in pieno il decreto Madia annullando la norma che stabilisce il licenziamento sprint entro 30 giorni.

Furbetti del cartellino salvati dalla Consulta. Rischio pioggia di ricorsi

Tutti ricordiamo i furbetti assenteisti del cartellino, intenti a fare tutt’altro che stare sul posto di lavoro. Infatti, la Guarda di Finanza ha realizzato 6.800 ore di pedinamento con relative videoregistrazioni per evidenziare l’assenza ingiustificata degli “impiegati” durante l’orario lavorativo. Tanto è stato necessario per incastrare i furbetti assenteisti al lavoro.

Poi vi fu la punizione esemplare come il licenziamento rapido di 29 dipendenti di Siracusa, i quali furono indagati per “reato di truffa aggravata” in quanto timbravano il badge dei colleghi assenti sul posto di lavoro. In quel periodo, la ministra Madia twittava: “si applica la riforma della Pa: licenziamento rapido a tutela di tutti i dipendenti onesti”.

La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 251, ha investito in pieno il decreto legislativo n. 116/2016; infatti, la sentenza stravolge il sistema, dichiarando l’incostituzionalità della legge Madia. La suddetta legge prevedeva la sospensione di 48 ore dell’assenteista individuato, il taglio dell’indennità e, inoltre, il licenziamento immediato nei 30 giorni successivi.

Massimo Luciani, docente di diritto costituzionale alla Sapienza di Roma, ha dichiarato: “Certo, deve essere un giudice a dichiararne l’illegittimità, o l’amministrazione ad adeguarsi. Nel frattempo però il decreto va rispettato”.

Il premier Renzi è convinto che con la nuova Costituzione tutto questo non sarebbe successo ma – secondo Luciani – ”il nuovo articolo 117 elimina le materie concorrenti, non quelle residuali” e ribadisce che anche qualora dovesse vincere il SI – al Referendum Costituzionale del 4 dicembre – la situazione sarebbe la medesima.

Luciani ha dichiarato: “l’organizzazione amministrativa delle Regioni, invocata dalla sentenza 251, è materia residuale che richiede dunque l’intesa, non il mero parere delle Regioni”; inoltre – precisa – “C’è una novità, la clausola di supremazia. Se il governo la esercita, può legiferare anche in materie di competenza delle Regioni. Ma può farlo solo se sussistono esigenze d’interesse nazionale”.

Spetterà alla Consulta il compito di vigilare sulle leggi.

Continua a leggere su Fidelity News