Flat tax: cos’è e come funziona il nuovo tormentone elettorale

Cos'è e come funziona la flat tax? Ecco un'analisi dei pro e contro dell'imposta unica sui redditi. Per alcuni una soluzione al problema economico italiano, per altri una proposta irrealizzabile per costi e mancanza di coperture necessarie.

Flat tax: cos’è e come funziona il nuovo tormentone elettorale

L’Italia si trova alle soglie delle prossime elezioni politiche e la campagna elettorale dei principali partiti si concentra sui propri “cavalli di battaglia”. Tra i tanti tormentoni elettorali, promesse, annunci e nuovi incentivi, si fa largo la proposta di una Flat Tax.

Il primo a proporre l’introduzione di una tassazione dei redditi proporzionale ad aliquota fissa del 15% è stato Matteo Salvini, leader della Lega. In realtà questa proposta ha visto la sua prima introduzione nella politica italiana nel 1994 da parte del centrodestra di Berlusconi.

Che cos’è la flat tax e come funziona

La Flat Tax, in italiano tassa piatta, è una tassa unica molto più bassa rispetto a quelle attuali italiane. Se venisse introdotta si avrebbe una unica imposta sui redditi al 15-20%. Questo modello fiscale sarebbe capace di ridurre drasticamente l’evasione e aumentare notevolmente le entrate dello Stato. Nonostante le numerose applicazioni all’estero, non tutti ritengono questo modello fiscale applicabile all’Italia.

Il modello fiscale della flat tax si baserebbe su un meccanismo non progressivo al quele verrebbe applicata una sola aliquota (al netto delle detrazioni o deduzioni). Secondo questo meccanismo, maggiore sarà il reddito e maggiore sarà anche l’imposta, tuttavia l’aliquota da applicare al reddito familiare o di impresa, rimarrà la stessa. In genere la flat tax è collegata alle soglie di no tax area ossia delle soglie di reddito al sotto delle quali vige l’esonero dal pagamento delle tasse.

Flat tax: pro e contro

Proviamo a fare il punto della situazione e valutare i pro e i contro di questa proposta elettorale. I pro si possono riassumere con il pensiero del padre della flat tax Alvin Rabushka, consigliere economico di Reagan e professore dell’università di Stanford, il quale ritiene che l’Italia potrebbe trarne solo dei vantaggi. Grazie a questo sistema si diminuirebbe il peso dell’evasione, verrebbe semplificato il sistema di imposizione fiscale dei redditi e pagare le tasse sarebbe più vantaggioso rispetto a non pagarle. Con la flat tax al 15% si diminuirebbe la pressione fiscale e le famiglie italiane avrebbero un potere d’acquisto maggiore mentre le imprese potrebbero investire i propri guadagni.

I contro invece partono dal semplice fatto che la flat tax sarebbe costosa e iniqua. L’introduzione del modello fiscale proposto dal centrodestra verrebbe a costare 50 miliardi di euro, soldi che Berlusconi vorrebbe recuperare con il gettito generato da chi non evaderà più le tasse, rendendola una scommessa ad altissimo rischio. Questa scommessa andrebbe poi a danneggiare le fasce deboli della popolazione mentre andrebbe a vantaggio dei più ricchi che si vedrebbero tagliare in un colpo solo la pressione fiscale.

Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, spiega così il suo punti di vista: “La flat tax non è sostenibile. Capisco che dire che si farà la flat tax susciti entusiasmo. Ma ci sono due aspetti da considerare: primo, diteci dove trovate le decine e decine di miliardi che servono a coprire la flat tax. Secondo, diteci come si evita che la flat tax produca un risultato ben noto, cioè quella di essere regressiva, ovvero di avvantaggiare i più ricchi”.

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