Per la prima volta lo Stato venderà o affitterà i suoi terreni ai giovani che vogliano intraprendere l’attività di imprenditori agricoli. Ad essere destinati a questo utiilizzo sono terreni pubblici adatti alla coltivazione, spesso divisi in piccole parti e per la maggior parte incolti. Qualche giorno fa il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina ha firmato il decreto Terrevive di cui si era già parlato durante il governo Monti, ottenendo così l’elenco completo dei terreni dagli enti proprietari.
In ballo ci sono 5.550 ettari di terreni agricoli pubblici che da settembre saranno dati in affitto o ceduti, soprattutto a giovani che già hanno un’impresa agricola, secondo la Coldiretti almeno 50 mila, o che intendono crearla e tenerla per almeno 20 anni. Sia nel caso di vendita che di affitto, gli under 40 avranno un diritto di relazione, che li agevolerà nel caso vogliano accedere a muti e prestiti. I terreni che faranno parte di questo progetto appartengono al Demanio, al Corpo forestale dello Stato, al Centro Ricerche Agricoltura del Ministero e all’Ente Risi, un ente pubblico che risale al periodo fascista, e ognuno metterà a disposizione diversi ettari di terreno.
Il decreto “Terrevive” è solo una fase iniziale di un progetto più complesso e il ministro Martina dichiara: “Dopo questa prima fase che ha coinvolto per la prima volta in assoluto terreni pubblici statali, da qui ai prossimi mesi intendiamo proseguire questo lavoro anche con le Regioni e i Comuni, che spesso hanno un ingente patrimonio di terre agricole incolte. Alcune istituzioni locali stanno già promuovendo iniziative in questo senso. L’obiettivo principale è quello di favorire l’imprenditoria giovanile, ma nello stesso tempo di restituire alla produzione molti terreni incolti, di renderli più controllati e sicuri, favorire la ricomposizione fondiaria di proprietà spesso troppo frammentate”.
La trasparenza sarà la prerogativa principale dei contratti di vendita e affitto e ogni operazione sarà suddivisa nel seguente modo: i terreni che hanno un valore superiore ai 100 mila euro saranno assegnati per asta pubblica, mentre quelli con valore inferiore a tale cifra saranno assegnati per ricorso a procedura negoziata. Per i lotti che risultano già occupati sarà riconosciuto il diritto di assegnazione in favore di chi li lavora.
Per quanto riguarda invece l’affitto, la quota prevista è di un minimo del 20% sul totale dei terreni, anteponendo sempre la preferenza ai giovani imprenditori. Dice Stefano Scalera, direttore generale dell’Agenzia del Demanio: “Nella maggioranza dei casi si tratta di terreni di dimensioni ridotte ,spesso fondi interclusi ai quali si può accedere solo attraverso altre proprietà. Appezzamenti che hanno bisogno di essere valorizzatati, magari ricongiungendoli ad altri in modo da raggiungere dimensioni tali da aver accesso ai finanziamenti europei”.
Anche se lo Stato incasserà dai 15 ai 20 milioni, la priorità stavolta è trasformare aree incolte in terre produttive e sostenere le attività agricole promosse dai giovani.