Decreto Agosto e blocco licenziamenti: ipotesi di proroga fino al 15 ottobre

Tra le misure allo studio nel Decreto Agosto anche la proroga del blocco dei licenziamenti fino al prossimo 15 ottobre 2020: dubbi sull’estensione fino al termine dell’anno.

Decreto Agosto e blocco licenziamenti: ipotesi di proroga fino al 15 ottobre

Le misure intraprese dal governo dopo lo scoppio della grave crisi economica dovuta al Coronavirus hanno previsto negli scorsi mesi anche lo stop ai licenziamenti, un provvedimento che ora potrebbe essere protratto al prossimo 15 ottobre con il nuovo Decreto Agosto. Sul punto sarebbero in corso accese discussioni tecniche, fermo restando che al momento appare meno probabile l’estensione del divieto fino al termine dell’anno.

Attualmente, l’ipotesi più probabile resta quella di far combaciare il termine della misura di tutela con la fine della fase di emergenza, posto che dal punto di vista sanitario non è possibile determinare cosa effettivamente accadrà nel corso dell’autunno. La misura consentirebbe comunque di garantire i lavoratori, che al momento rischierebbero d’incorrere nella perdita del proprio posto di lavoro.

Il blocco dei licenziamenti previsto nel decreto in arrivo nella seconda metà di agosto

Entro la seconda metà del mese corrente, il quadro effettivo della situazione sarà comunque chiarito, visto che il nuovo decreto in fase di studio arriverà alla sua versione definitiva. Sul provvedimento si studiano coperture per circa 25 miliardi di euro, delle quali 13 miliardi dovrebbero effettivamente essere messe a disposizione del comparto lavoro.

Rispetto al blocco dei licenziamenti, al momento è in atto un confronto anche tra Ministero del Lavoro e parti sociali, ma a essere coinvolto (in relazione al calcolo degli stanziamenti) è anche il Ministero dell’Economia. D’altra parte, sulla questione nelle scorse ore si sono espresse anche voci critiche.

A esprimere perplessità è stato, ad esempio, l’ex Presidente dell’Inps, Tito Boeri, parlando di una pratica che non rappresenterebbe “una buona idea“. L’economista propone infatti di “allinearsi alle scelte fatte negli altri paesi europei, imponendo il divieto di licenziamento alle sole imprese che fruiscono della cassa integrazione“. Il rischio è infatti di far aumentare i fallimenti delle aziende (con la definitiva perdita dei posti di lavoro), oltre che di favorire il trasferimento all’estero delle imprese.

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