Cosa sta succedendo al “mondo” delle criptovalute?

Sempre più spesso sentiamo parlare di operazioni di trading in criptovalute ma i dubbi e gli interrogativi sullo scenario attuale sono tanti. L’appeal per questo argomento è aumentato in modo esponenziale e per molti non è più un argomento "extraneus".

Cosa sta succedendo al “mondo” delle criptovalute?

Bitcoin, Litecoin, Ripple, Dash, Monero, NEO, Ethereum, IOTA, Zcash. No, non è la lista della spesa. Alzi la mano chi non ha mai letto una di queste sigle nell’ultimo anno e mezzo. Adesso alzi la mano chi sa definire cosa sono le criptovalute e qual è lo scenario attuale. Le mani alzate sono diminuite, non avevo dubbi.

I neofiti sapranno che il bitcoin (BTC) è stata la prima criptovaluta, fondata nel 2009, il cui prezzo è stabilito dall’incontro tra domanda e offerta senza intermediari di mezzo. Un sistema nato come forma di protesta e sfiducia nei confronti del sistema bancario, ma la sensazione è che la situazione stia diventando ben più complessa del previsto. Fino a qualche tempo fa investire in criptovalute sembra portare a El Dorado, ma la realtà è ben diversa.

Lo scorso anno il valore del BTC aumentava di giorno in giorno superando di volta in volta il suo record, raggiungendo l’apice nel periodo prenatalizio oltrepassando i 19.000 $. Per chi ha scelto di investire in quei giorni, dopo sei mesi può portare a casa un bel -65,66%. Per rendere il concetto più chiaro è giusto fare un esempio numerico. Tralasciando il discorso del cambio, se il 17 dicembre 2017 avessi deciso di investire € 1000 in BTC, oggi potrei portare a casa ben € 343,40. Visto il periodo, forse, era meglio pensare a un bel regalo. Nell’ultimo periodo sono emerse anche diverse notizie – da dimostrare – sulla manipolazione del mercato o dei prezzi delle criptovalute. A pensar male si fa peccato ma a volte si fa centro.

Fatto sta che la criptovaluta è ormai scesa sotto i 6.500 $, un valore considerato dagli esperti il limite di remuneratività per il mining di BTC. Per mining si intendono tutte le attività necessarie per produrre o meglio “estrarre” BTC. Tali operazioni necessitano di una serie di calcoli complessi svolti da PC particolarmente performanti. Ipotizzando di utilizzare un computer domestico con processore potente e di ultima generazione con una scheda grafica ottimizzata per il gaming, dopo 72 ore di massima attività del PC, si finirebbe per produrre circa 0,00003 BTC ovvero circa $ 0,19.

In pratica non si riescono a coprire neanche i costi dell’energia elettrica. Quest’ultima ormai è sempre più cara e dal 1° luglio 2019, con la fine del servizio di maggior tutela, probabilmente lo sarà ancora di più. Questa, però, è un’altra storia.

Di recente lo stesso Bill Gates ha espresso enormi perplessità circa gli investimenti in criptovalute. A maggio di quest’anno, durante l’intervista alla Squawk Box della CNBC, il fondatore di Microsoft le ha definite come “una delle cose più folli e speculative” e le sue perplessità si fondano sulla mancanza di governance e di un’autorità centrale.

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