Bitcoin: per la finanza mondiale è una bolla. Per i cittadini, un’opportunità di rivalsa

Il Bitcoin, la regina delle criptovalute, nel corso dell'ultimo anno, da fenomeno di nicchia, si è imposta all'attenzione del mondo. Dai salotti della grande finanza alle persone comuni. Sembra che si stia assistendo ad una redistribuzione della ricchezza del mondo.

Bitcoin: per la finanza mondiale è una bolla. Per i cittadini, un’opportunità di rivalsa

Un progetto nato quasi dieci anni fa, quello dei Bitcoin, sembra aver raggiunto oggi una sua fase di maturità. Nonostante i proclami di bolla, di imminente crollo, di inviti allo starne lontani, la prima criptovaluta Bitcoin continua ad esistere, crescere, e diffondersi. Da fenomeno di nicchia per nerd e utopisti di una nuova economia, è entrata nel lessico economico del 2017 delle persone comuni. Viene additata come la moneta della criminalità, come se il resto delle monete – dal dollaro all’euro – fossero tutte salvifiche e non usate per scopi illeciti.

Viene detto che non poggia su nulla, come se il libero mercato – che è la base del nostro capitalismo, fondato su domanda e offerta – fosse il nulla.

Quel che si può certamente dire è che il Bitcoin oggi è nelle tasche o, per meglio dire, nei pc e nei telefoni di milioni di persone che,  nel mondo, lo usano, lo conservano come riserva di valore, e ci guadagnano creandolo coi loro pc.

Una riflessione su quest’ultimo punto: i miliardi di dollari investiti sul bitcoin nel corso del 2017 sono finiti nelle tasche di chi li ha prodotti e, questa volta, non parliamo di multinazionali o grossi colossi finanziari, ma di milioni di persone comuni nel mondo. C’è stata una sorta di redistribuzione della ricchezza mondiale, pur molto piccola, che ha spostato capitali da chi ne ha anche troppi a persone che vivono, ad esempio, in Zimbabwe, Venezuela, Siberia, e Cina.

In Venezuela ad esempio, con uno stato al collasso economico ed una moneta che non vale più nulla, chi ha potuto ha cominciato a produrre o, detto in gergo, minare Bitcoin, che ha usato come moneta per comprare il pane, medicine, o materiale di sussistenza, dato che la moneta nazionale non ha più valore, ne è permesso convertirla in altra valuta straniera.

Anche in Zimbabwe, causa una grossa crisi economica con un’inflazione a 3 cifre, la popolazione ha cominciato ad usare il Bitcoin come moneta alternativa alla propria, diventata carta straccia; in percentuali minori del Venezuela, perché almeno al momento non è vietato usare valuta estera. In Siberia, addirittura, usano i pc per minare Bitcoin come fonte di riscaldamento per, poi, rivendere quel che si è prodotto, e pagarci l’elettricità: in pratica, a costo zero riscaldano le case con il calore prodotto dai pc in uso. Sono tre esempi illustri, eppure si continua a dire che è una bolla, che nessuno lo usa, è solo speculazione.

Come tutte le grandi innovazioni tecnologiche o simili che cambiano un settore, il Bitcoin viene osteggiato e non capito. Ma non lo si può fermare, soprattutto quando è un movimento dal basso e non imposto. Gli Stati e la finanza mondiale stanno reagendo a questa minaccia della loro supremazia sull’economia, non potendo gestire direttamente il funzionamento del sistema Bitcoin. La Russia sta per creare la sua criptovaluta di Stato, il Criptorublo; alcune delle principali banche mondiali hanno creato la loro criptovaluta di scambio, “Ripple“. Anche le compagnie petrolifere ne hanno creata una, “Bilur“. Le criptovalute nel mondo sono così diventate più di un migliaio.

Il Bitcoin da solo vale quasi il 60% di tutte le criptovalute messe assieme, la sua capitalizzazione sfiora ormai i 200 miliardi di dollari, che è pari allo 0,5% dell’economia mondiale ed al 4% del mercato dell’oro.

Sembrano numeri piccoli ed in effetti – in prospettiva – lo sono, ma la percezione cambia se consideriamo che, ad inizio del 2017, la capitalizzazione era solo di 20 miliardi di dollari. Una crescita impressionante che non è avvenuta solo nel corso del 2017, ma che dura ininterrottamente da 10 anni, seppur con alti e bassi. Se il Bitcoin sarà in grado o meno di spodestare le normali valute di Stato non è dato saperlo, ma sarà di certo loro complementare, e sarà da spinta ad una revisione del modello economico a cui siamo stati abituati negli ultimi decenni.

L’ultimo grosso cambiamento avvenne quando fu abbandonato il Gold Standard e l’oro perse il suo primato di punto di riferimento. Il cambiamento che stiamo assistendo ad oggi è paragonabile al periodo storico in cui si passò dalle monete metalliche, d’oro o argento, alle banconote. Oggi assistiamo al passaggio dalle banconote fisiche ai bit memorizzati su un dispositivo elettronico.

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