Alla fine di tutta questa incredibile e tragica situazione sembra che il vero vincitore, anzi i veri vincitori siano le principali aziende belliche del mondo che in un battibaleno hanno guadagnato circa 13 miliardi di dollari in Borsa facendo crescere i rispettivi titoli.
Voglio riportare all’attenzione che tutto ciò sta accadendo anche in Italia dove la nostra famosissima Finmeccanica è riuscita a portarsi a casa un buon +8.2% sul suo titolo.
Il primo produttore di armi al mondo, Lockheed Martin, è riuscita a portarsi a casa un discreto +3.78% che l’ha portata ad una capitalizzazione pari a 2.486 milioni di dollari. Boeing, la seconda potenza industriale per il riarmo militare, porta a casa un +3.55% sul proprio titolo.
Analizzando le 3 società europee presenti nella classifica delle 10 grandi aziende belliche, che operano anch’esse per il riarmo globale, notiamo che il trend è assoluto e coinvolge proprio tutti. Il consorzio Airbus ha da poco deciso di aprire un ramo d’azienda specializzato nella produzione di elicotteri Eurocopter, specifici per combattere; questa scelta, unita agli attacchi di Parigi, hanno permesso di superare i 1.700 milioni di dollari di capitalizzazione. Le altre due, BAE Systems e la francese Thales, sono cresciute anch’esse, la prima è salita al London Stock Exchange di 2.8% e Thales è salita del 5.2%.
Possiamo quindi dire tranquillamente che mentre il mondo entra in guerra per la terza volta le principali aziende belliche mondiali si stanno godendo tutta la loro crescita finanziaria a discapito di tutta la popolazione mondiale.
Pochi giorni fa Papa Francesco ha dichiarato: “Maledetti coloro che operano per la guerra e per le armi”, mettendo quindi in risalto proprio questa problematica, che non si potrà mai risolvere fino a che Borsa, finanza e guerra saranno strettamente connesse!