Autostrade: aumenti congelati, ma a tempo e non per tutte le tratte

Il Ministro Danilo Toninelli annuncia lo stop agli aumenti, ma i gestori non hanno rinunciato ad applicarli, riprogrammandoli per la seconda metà del 2019.

Autostrade: aumenti congelati, ma a tempo e non per tutte le tratte

La questione degli aumenti dei pedaggi autostradali ha visto arrivare un importante stop dopo il recente intervento del Governo, ma più che un fermo vero e proprio ai rincari si tratta di una pausa fino alla fine del prossimo mese di giugno.

L’annuncio era infatti arrivato alla fine dello scorso anno da parte del Mit ed era stato ovviamente accolto con favore dagli automobilisti.

Gli aumenti congelati

In risposta al confronto con il Ministro Toninelli, Autostrade per l’Italia aveva spiegato di essersi accordata per un fermo praticamente totale dei pedaggi, ma solo per i prossimi sei mesi. Non tutti i concessionari sembrano inoltre d’accordo rispetto al congelamento delle tariffe. Ad esempio, non ci sarà alcuno stop degli aumenti per la tratta dell’A5 che va da Aosta al Traforo del Monte Bianco (sulla quale è previsto un aumento superiore al 6%, eccetto per i residenti ed i lavoratori pendolari).

Anche la tangenziale di Napoli sembra sfuggire allo stop dei rincari, mentre incrementi alle tariffe saranno applicati dal gruppo Gavio e sulla Cisa, sulla Torino – Savona, sull’Autostrada dei Fiori e sull’autovia Padana. Resta invece da risolvere la trattativa in corso tra il Ministero ed il gruppo Toto per la Strada dei Parchi; al momento la società ha deciso di praticare uno sconto commerciale della durata di due mesi.

I rincari dalla seconda metà dell’anno

Stante il quadro della situazione, bisogna però tenere conto che la fotografia attuale potrebbe comunque cambiare nella seconda parte dell’anno. I rincari rischiano infatti di pesare in futuro, visto che i concessionari non sembrano voler rinunciare all’incremento delle proprie tariffe, ma hanno semplicemente raggiunto un accordo per il rinvio dell’operazione.

D’altra parte, lo scenario non appare nuovo visto che qualcosa di simile si era già verificato in occasione degli ultimi aumenti risalenti al 2014. In quegli anni al Mit c’era Maurizio Lupi, che aveva anch’egli tentato di sospendere gli aumenti scontrandosi successivamente contro il giudizio del Tar. È chiaro che in caso di accordo tra Governo e concessionari la situazione potrebbe essere diversa, mentre sullo sfondo pesa anche il clima ostile creatosi nell’opinione pubblica rispetto ai gestori dopo i tristi fatti del ponte di Genova. Resta però da evidenziare che i rincari sono dovuti anche ai piani di investimento che i concessionari hanno promesso di realizzare e quindi difficilmente evitabili nel lungo periodo.

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