Parte da sabato l’ aumento delle accise sul gasolio e sulla benzina, che verrà a costare ai cittadini qualcosa come 0,24 cent al litro in più. Se si calcola l’iva l’aumento reale è di 0,34 centesimi, un po’ pesante per le tasche degli italiani. L’aumento era già previsto nella finanziaria dello scorso anno, e sarà mantenuto fino alla fine del 2014. Un rincaro che arriva in un momento difficile per il paese, e non sarà accolto senza proteste e critiche negative.
A conti fatti, dai calcoli effettuati dall’assocuiazione artigiani e imprese, un’auto a benzina che percorre in quattro anni circa 15 mila chilometri spenderà 257 euro in più, mentre quella a gasolio ne spenderà 388. Un ritocco che può portare a cambiare le abitudini degli italiani, tartassati da imposte e tasse di ogni genere. Negli ultimi anni l’aumento è scattato per almeno dieci volte, pesando gravemente su professionisti che lavorano tutti i giorni e che hanno bisogno del carburante per svolgere le loro attività, tra cui commercianti, rappresentanti, tassisti, e tante altre categorie di lavoratori.
La spesa del carburante incide tantissimo su una famiglia comune, soprattutto quando è sprovvista di mensilità sicure e ben retribuite. L’aumento della benzina contribuirà dunque ad impoverire ancora di più le fasce più deboli, che rinuncieranno ad altre cose per potere fare il pieno e andare al lavoro. La pressione fiscale è destinata quindi ad aumentare, e si trascinerà fino alla fine del 2018, come prevede l’Assopetroli, con altre misure che possono intervenire nel caso non ci fossero le somme previste a copertura.
La domanda che si pone è: ma lo stato ha proprio bisogno di aumentare le accise sulla benzina per risolvere i suoi problemi? Ma non bastano tutti gli interventi che paghiamo con le accise sempre in rialzo? La serie di interventi realizzati come l’aumento delle accise della benzina è interminabile, e ancora oggi sembra non avere fine. L’aumento del carburante penalizzerà la crescita, ed è assurdo pensare a un rilancio economico pagati con i soldi dei cittadini. E’ come dire, metti la tua parte che poi te la ridiamo. Come? Con gli interessi da pagare!