Zio violentatore condannato a sei anni e dieci mesi, ma è ancora libero

Una bambina di una scuola di Torino tramite un tema svelò le violenze subite dallo zio. L'imputato è stato condannato a sei anni e 10 mesi, ma ad oggi è ancora libero.

Zio violentatore condannato a sei anni e dieci mesi, ma è ancora libero

Torino: una bambina durante un tema scritto a scuola svelò le violenze subite, il colpevole suo zio. Quest’utlimo è stato condannato a sei anni e 10 mesi di carcere, ma è ancora una persona libera. Lo zio-aguzzino ha abusato nella nipote 14enne, cinque volte in un anno.
La storia risale al 2014. La ragazza 14enne abita in un paesino con i genitori in provincia di Torino, spesso va a trovare la nonna materna, che vive con lo zio, Giuseppe M., di 46 anni.

La nonna ha 75 anni ed è malata, è collegata giorno e notte ad una bombola d’ossigeno. La casa è piccola, così nella stessa stanza vi è anche il letto dello zio. La piccola racconta che non riusciva a dormire con la nonna, così decise di distendersi vicino allo zio Giuseppe. E qui lo zio-aguzzino ne ha approfittato. La 14enne è abituata a dormire sul fianco, lui la spoglia riportandola supina e abusa di lei. La paura impedisce alla giovane di raccontare ciò che ha subito, così decide di tenerlo segreto. Ha paura per la reazione dello zio e dei genitori, così subisce diverse volte, fingendo di dormire. Tutto avviene sempre all’alba, dopo gli abusi, lo zio-orco si alza dal letto, e lei continua a fingere di dormire sperando di cancellare l’incubo.

L’ultima violenza accade nell’agosto 2015. La 14enne trova il coraggio di ribellarsi ed agisce. Scrive allo zio-aguzzino un messaggio su Whatsapp: “So cosa mi fai durante la notte, e mi fa schifo solo al pensiero, non costringermi a dirlo in giro, smettila ed io farò come se non fosse mai successo nulla”, sconcertante la risposta di Giuseppe M.: “Ok perdonato”, poi aggiunge un altro messaggio: “Spero che continui a volermi bene e a venire con entusiasmo da zio… perdona di nuovo e rispondimi perché sto male a saperti delusa da zio, prometto di essere lo zio che vuoi che sia… ti voglio un mondo di bene“.

La giovane adolescente trova il coraggio di reagire allo zio e di scriverlo dopo avere raccontato la storia ad una sua amica e al fidanzatino. Dopo pochi mesi, le violenze subite vengono argomentate in un tema a scuola, un modo per la 14enne di urlare forte a tutti ciò che ha subito. Da lì, la notizia arriva ai familiari e poi alla procura.

I genitori della ragazzina chiedono aiuto ad un avvocato, lo zio-aguzzino finisce sotto inchiesta. Giuseppe M. ha precedenti penali per rapina, spaccio di droga e furto, conosce la macchina giudiziaria e decide di non rispondere alle domande rivoltegli dal pm Lisa Bergamasco. Da quell’ultima volta che ha messo piede nel Palazzo di Giustizia, nessuno riesce più a contattarlo, nemmeno il suo avvocato. Per la procura, i messaggi Whatsapp sono una prova, valida quanto una confessione. Ma nessun arresto viene richiesto per l’orco. Da ieri, Giuseppe M. è stato condannato a sei anni e 10 mesi per avere rovinato la vita della nipote, ma è ancora libero.

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