L’AQUILA – «Nessun allarme, evitiamo la psicosi». È questo il messaggio chiaro e rassicurante del professor Alessandro Grimaldi, presidente dell’Ordine dei medici dell’Aquila e direttore dell’Unità di malattie Infettive dell’ospedale San Salvatore, dopo la segnalazione di un caso di virus West Nile riscontrato nel territorio provinciale. L’Aquila è stata infatti inserita tra le 31 province italiane soggette a limitazioni temporanee nelle donazioni di cruore, come riportato dal Centro Nazionale sangue, a seguito del ritrovamento del virus in un gheppio, un uccello rapace potenzialmente serbatoio naturale della patologia.
Cosa significa? La situazione è sotto controllo
«La situazione è assolutamente sotto controllo ribadisce Grimaldi. Il virus è stato individuato in un solo animale selvatico, ma non ci sono al momento casi confermati nell’uomo in provincia dell’Aquila». Il medico spiega che l’allerta è scattata solo in via precauzionale: «Gli uccelli, in particolare quelli selvatici come il gheppio, possono essere portatori occasionali del virus. Se una zanzara li punge, può infettarsi e trasmettere il virus all’uomo. Ma questo non significa che ci sia un focolaio attivo nella zona».
Un falso allarme e nessun caso umano
Unico episodio sospetto riguarda una donna, rientrata da una vacanza sulla costa, che aveva lamentato sintomi dopo ripetute punture di zanzara. Ma, come precisa Grimaldi, «gli accertamenti hanno escluso un’infezione da West Nile. La situazione, dunque, è nella norma».
Cambiamenti climatici e diffusione del virus
Il professore richiama l’attenzione su un tema più ampio: i cambiamenti climatici stanno modificando anche la diffusione delle zanzare e, con esse, delle patologie trasmissibili. «La nostra zona non era considerata a rischio spiega ma l’innalzamento delle temperature ha reso possibile la diffusione del virus anche in aree come l’Abruzzo, tradizionalmente più fredde». «Le zanzare, in particolare la specie Culex, si adattano molto facilmente e sono tra i principali vettori di malattie infettive a livello globale, dalla malaria alla dengue fino alla West Nile».
Perché se ne parla ora
«Il virus West Nile non è una novità precisa Grimaldi.Circolava già durante la pandemia da Covid, ma era confinato soprattutto nelle aree della Pianura Padana. Ora, con la segnalazione di un caso in provincia dell’Aquila e l’aumento di casi anche nel Lazio, cresce l’attenzione. È giusto monitorare, ma senza creare inutili allarmi».
Chi è più a rischio
Secondo Grimaldi, solo alcune categorie devono prestare particolare attenzione:
1)Immunodepressi
2)Trapiantati
3)Pazienti oncologici
4)Anziani con patologie croniche
«Per questi soggetti il virus può portare a complicanze, come meningoencefaliti. Ma la stragrande maggioranza delle persone infettate resta asintomatica o sviluppa sintomi lievi simili a quelli influenzali».
Trasfusioni sotto controllo
L’inserimento dell’Aquila nell’elenco del Centro Nazionale sangue comporta un semplice rafforzamento dei controlli sulle donazioni ematiche, come avviene già da anni per garantire la sicurezza dei pazienti riceventi.
Cosa fare per prevenire
Grimaldi invita a seguire alcune semplici regole di prevenzione, valide per tutti:
1)Evitare i ristagni d’acqua in giardini, sottovasi e tombini
2)Indossare abiti chiari e a maniche lunghe, specie nelle ore serali
3)Utilizzare repellenti antizanzare approvati
4)Evitare creme profumate o deodoranti forti che attirano gli insetti
5)Installare zanzariere alle finestre
6)Collaborare con le campagne di disinfestazione urbana
Nessun allarmismo, ma attenzione costante
«Andiamoci cauti conclude Grimaldi.La presenza di un solo caso in un animale non può giustificare il panico. È giusto parlare di prevenzione e mantenere alta l’attenzione, ma non siamo in una situazione di emergenza. Conoscere il virus, i suoi vettori e le corrette misure di protezione è il miglior modo per convivere con questo rischio in maniera consapevole e sicura».