Voghera, un’infermiera nega pillola anticoncezionale

Un'infermiera non permette a due ragazze di vent'anni l'accesso al nosocomio. Le due ragazze avevano richiesto la pillola del giorno dopo, ma l'infermiera non ha voluto. La questione è al vaglio della direzione sanitaria del nosocomio

Voghera, un’infermiera nega pillola anticoncezionale

L’ospedale di Voghera ha aperto un’inchiesta su una vicenda accaduta tra due ragazze e un’infermiera: dal racconto si evince che due ragazze di 20 anni sono state respinte da un’infermiera del pronto soccorso di Voghera perché volevano la pillola del giorno dopo. Secondo il problema esposto da una delle due giovani, voleva essere sicura di non rimanere incinta dopo un rapporto non protetto. Al che l’infermiera ha pensato di non esaudire la loro richiesta semplicemente per motivi etici, poi il farmaco in questione è un anticoncezionale e non una pillola abortiva.

Questo comportamento da parte dell’infermiera si è ripetuto per ben due volte, occasioni in cui ha negato alle ragazze l’accesso al reparto. Adesso la questione è finita al vaglio della dirigenza, che sta esaminando il comportamento dell’infermiera nei confronti di due ragazze ventenni che avevano bisogno del farmaco.

Ecco come si giustifica l’infermiera: “Non le ho assolutamente minacciate, ma solo cercato di convincerle a rinunciare e a salvare così vite umane. L’ho fatto per motivi di coscienza, non religiosi”. La pillola del giorno dopo, realizzata a base di Levonogestrel, si trova anche in vendita nelle farmacie italiane da almeno 14 anni, e non è un farmaco abortivo. Per chiarire le funzioni della pillola nel febbraio scorso l’Agenzia del Farmaco ha inserito una nuova dicitura, cancellando la vecchia “il farmaco potrebbe anche impedire l’impianto”, e cambiandola con “inibisce o ritarda l’ovulazione“.

Il farmaco deve essere assunto entro 72 ore dal rapporto sessuale, e molto spesso i ginecologi ricordano alle adolescenti di portarlo in borsetta. Evidentemente le polemiche attorno a questo farmaco sono superflue, perché viene ormai considerata una forma di contraccezione di emergenza di cui non si fa nemmeno largo uso. Un’indagine di alcuni mesi ha rivelato che c’è anche un calo nelle vendite del 4% .

Le due ragazze pensavano che rivolgendosi alla struttura avrebbero avuto il farmaco, certo non si aspettavano una resistenza così tenace da parte dell’infermiera. La posizione dell’infermiera, che ha agito, secondo lei, per il bene delle ragazze, è ancora tutta da rivedere, e sarà la direzione sanitaria a decidere cosa fare. La donna sostiene: “Anche noi infermieri abbiamo un codice etico e il dovere di dialogare se lo riteniamo opportuno”.

Continua a leggere su Fidelity News