Vladimir Luxuria e i due inviati de “Le Iene”, fermati due giorni fa davanti allo stadio di hockey, sono stati rilasciati lungo una strada statale, lo riferisce Amedeo Grieco, uno dei due inviati.
Vladimir Luxuria era stata bloccata da poliziotti e agenti in borghese mentre si stava recando ad una partita munita di regolare biglietto sfidando la legge contro la propaganda gay gridando “Essere gay è ok”. La protesta con i colori arcobaleno rappresenta una «provocazione contro una legge assurda, che usa il divieto della propaganda gay ovunque ci siano minori come pretesto per non parlare dell’omosessualità, nel pregiudizio che si possa trasmettere per il solo fatto di discuterne. E poi trovo inaccettabile l’equiparazione tra omosessualità e pedofilia, che non è un orientamento sessuale ma una aberrazione sessuale». Ha affermato nei giorni scorsi la transgender.
Il giorno dopo Luxuria, con una multicolore gonna a ruota e una cresta di fiori in testa, ribadisce il concetto:«Sono qui per dire a Putin che la modernità non è soltanto la tecnologia di questo bellissimo parco olimpico, ma anche l’apertura mentale in tema di diritti per la difesa delle minoranze sessuali». «La libertà di espressione è il punto debole di questo Paese», incalza.Racconta, inoltre che al Mayak, il più noto locale gay di Sochi, molti giovani gay le hanno parlato de «i problemi legati alla loro condizione, le imboscate, le percosse, di quando vengono umiliati e offesi da gruppi omofobi che poi mandano le immagini su internet». «Bisogna combattere l’omofobia di Stato e di strada, per questo sono qui».
Finisce, infine con un appello politico e una critica: «Al nuovo premier Renzi chiedo che quando parlerà con i leader mondiali di questioni economiche non dimentichi i diritti civili. Il gas è importante ma non calpestiamo questi temi». Quanto a Letta, aggiunge, «mi aveva fatto piacere quando dagli Emirati Arabi aveva annunciato che avrebbe speso due parole contro le discriminazioni sessuali durante l’inaugurazione dei giochi di Sochi, cosa che però puntualmente non ha fatto»