Violenze su bambine, ai domiciliari insospettabile 30enne: 28 le vittime, adescate in chat

Un insospettabile 30enne di Milano è ai domiciliari per aver adescato in chat, fingendosi un 14enne, bambine dai 10 ai 13 anni. Le giovanissime venivano convinte a compiere atti sessuali online, centinaia le foto ritrovate sul suo telefono.

Violenze su bambine, ai domiciliari insospettabile 30enne: 28 le vittime, adescate in chat

È un insospettabile uomo di 30 anni l’orco messo agli arresti domiciliari per aver compiuto violenza sessuale su almeno 28 bambine. L’uomo si fingeva un 14enne ed adescava le minorenni su Whatsapp, facendosi mandare foto e video spinti, ritrovati poi sul sul telefono cellulare e sul computer del pedofilo.

L’arrestato è un impiegato con lavoro stabile, una bella presenza, una fidanzata, ed è per questo stato definito come “insospettabile”. Adesso dovrà rispondere di gravissime accuse, tra cui detenzione di materiale pedopornografico e violenza sessuale aggravata. La denuncia è partita dalla famiglia di una delle bambine, che dopo aver conosciuto l’orco online era apparsa fragile e turbata.

Il 30enne si spacciava per un ragazzino di 14 anni, del quale aveva 177 foto sul telefono per convincere le sue vittime della sua identità. Le giovani vittime, dai 10 ai 13 anni, venivano attirate dalla bellezza del ragazzino, ricambiavano con lui cuori e baci, fino a che l’uomo le convinceva a fidarsi di lui e iniziava ad inviare messaggi spinti nelle chat. Sul suo computer sono state trovate centinaia di nudi delle bambine da lui adescate.

Vedrai come sei più carina se ti spogli”. “Sei bella, devi avere più fiducia in te stessa, mostrati nuda”. “Mi piaci tu, ti ho scelta fra tante ragazze, perché non fai sesso virtuale con me? Vedrai che dopo ti sentirai molto meglio, l’hai mai provata questa sensazione?”,  sono alcuni tra i messaggi che il pedofilo ha inviato alle bambine, convincendole ad inviare foto spinte o avere rapporti virtuali con lui.

Sono ben 40 i capi di imputazione a suo carico: dalla detenzione e cessione di materiale pedopornografico alla produzione di materiale, fino alla violenza sessuale, aggravata dalla minore età delle vittime. Nonostante il fatto che i rapporti fossero solo virtuali, per la Procura l’atto costituisce comunque una violenza sessuale reale, perché è considerata induzione al compimento di atti verso i quali la bambina non ha volontà o totale comprensione.

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