Violenza per i più deboli: il Giappone e i cani

Il Giappone detiene un gran brutto primato: centinaia di migliaia di cani randagi muoiono ogni anno e nessuno fa niente per cambiare lo stato delle cose

Violenza per i più deboli: il Giappone e i cani

Da molti anni in Italia, siamo abituati all’idea del Giappone come uno stato funzionale, efficiente, con uno sviluppo economico sempre in crescita, una cucina salutista da invidia.
Il mito del Giappone sta dilaniando ovunque, molti non sanno  però  che anche il paese del Sol Levante ha le sue brutte contraddizioni. In Giappone muoiono da 200.000 a 300.000 cani e gatti all’anno.
Un numero spaventoso, ancora più orribile se pensiamo che questa morte è causata proprio dall’uomo. Tra le strade non si vuole disordine
e ci sono già troppe persone poco necessarie alla produttività del paese.
I randagi, ma anche i poveri animali rimasti invenduti nei negozi, finiscono nelle camere a gas (CO2), il che non è un vero e proprio esempio di progresso civile, anzi.

I cani, anch’essi inseriti nel circuito economico, sono solo merce anonima, che se vecchia, brutta, fuori moda o “difettosa” va eliminata. La  triste sorte tocca anche  per esempio ai cani “mal riusciti” di razza, ossia che non presentano tutti gli standard. Non verranno acquistati dagli appassionati, e quindi, non sono utili.
Il problema non viene affrontato a livello morale, piuttosto si ragiona  sui costi: uccidere con il gas o sopprimere con iniezione? Purtroppo la scelta ricade sull’economia della straziante morte data dal gas, che dura oltre i 20 minuti.

Gli sfortunati che non trovano casa, dopo essere stati così brutalmente uccisi, vengono portati ai forni dove diventano polvere. Questa, viene messa in barattolo ed etichettata “rifiuto industriale”.
Ma qual è la contraddizione? Quando in passato gli scienziati giapponesi idearono questo abominio, credevano in Buddha, il quale se alcuni non lo sanno considera come sacra ogni forma vivente.

Purtroppo anche la diffusione del film “Hachiko” ha incrementato lo sfruttamento di questi poveri animali: I cani della razza “Akita”, dopo l’uscita del commovente film, hanno spopolato in tutto il mondo. Il loro prezzo è salito alle stelle, e spesso sono quindi vittime di mercati neri clandestini tra i rivenditori più accaniti, sia asiatici che europei. I poveri animali arrivano dopo giorni e giorni rinchiusi, a volte si ammalano, altre non sono nemmeno svezzati, poi vengono venduti 10 volte tanto.
Eppure il famoso protagonista del film, viveva nell’antico Giappone sicuramente più civile, in quanto non era di razza pura, ma è diventato ugualmente un idolo con tanto di statua…. un’altra strana contraddizione.

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