“Non si disonora il padre”, “Sono stupida”, “Non devo rispondere” sono alcune delle frasi che erano costrette a scrivere due adolescenti, vittime di un padre padrone, che le vietava uscite, serie tv e social network. Nella spirale di violenze dell’uomo anche il figlio maschio e la moglie, che veniva picchiata.
“Le femmine sono esseri inferiori“. Sarebbe questa la motivazione avanzata dal papà finito a processo per presunti maltrattamenti in famiglia. Il quarantottenne romano, autista Atac, è stato allontanato dalla moglie e dai suoi tre figli e dovrà rispondere delle accuse a proprio carico davanti ai giudici e alla pm Silvia Santucci.
La vicenda
È ritenuto infatti responsabile di aver imposto ai suoi figli regole ferree da ‘padre-padrone‘, arrivando a picchiare sua moglie quando non le faceva rispettare. Esercitava un controllo tale da chiedere turni di notte al lavoro, per poter essere sempre presente in casa e vigilare sui comportamenti dei membri della famiglia.
Tra le punizioni che imponeva faceva scrivere alle figlie su un foglio: “Non si risponde”, “Non si disonora il padre”, “Sono stupida”. Una spirale di violenze iniziata nel 2014 e che si è protratta per ben sei anni, poi è scattato l’allontanamento dal nucleo famigliare e moglie e figlie si sono trasferite a vivere fuori regione.
Tra le regole imposte dal padre c’era il divieto di uscire insieme ad amici e compagni di classe dopo scuola, guardare le serie tv e utilizzare i social network. A rispettare le imposizioni dovevano essere tutti e tre i figli, ma in particolar modo le due ragazze adolescenti, di dodici e quindici anni, perché “femmine e in quanto tali esseri inferiori“, mentre al figlio maschio era concessa maggiore libertà.
Tuttavia nel quadro famigliare fisicamente e psicologicamente abusante ad essere vittime erano anche il figlio maschio e sua madre. La donna veniva picchiata, in alcune occasioni l’uomo l’ha afferrata per i capelli, trascinandola da una parte all’altra della casa. Non poteva inoltre parlare con le altre mamme fuori da scuola ed era obbligata a ricordarsi di annotare puntualmente le spese di casa su un foglio di carta, in modo che il marito non perdesse il controllo di quanti soldi spendeva e per cosa venivano usati.