Il mondo del web ha i suoi vantaggi e aspetti negativi. Se da un lato permette di connettersi con tantissime persone condividendo passioni e amicizie, dall’altro rischia di isolare ed è anche preda di sfide pericolose e mortali, proprio come è accaduto a un giovane ragazzo di Vicenza che ha deciso di togliersi la vita durante la dad. Il padre ora accusa un sito che lo ha incoraggiato e che istiga al suicidio.
Matteo Cecconi è uno studente di 18 anni che, il 26 aprile scorso, durante una lezione in dad, ovvero la didattica a distanza a causa della pandemia, tra una lezione e l’altra, ha deciso di togliersi la vita. Il padre, Alessandro, oggi, a distanza di un po’ di tempo, afferma che il gesto del figlio è dovuto ad un sito web che istiga al suicidio.
L’uomo che non riesce a darsi pace per il suicidio del figlio e sta cercando di capire come sia arrivato a compire questo gesto disperato, lancia un’accusa usando queste parole: “La mattina in cui ha deciso di ingerire il nitrito di sodio era collegato in chat con una decina di altri ragazzi che l’hanno sostenuto nella sua scelta”.
Il sito a cui fa riferimento il padre è Sanctioned Suicide, che vanta più di 17 mila iscritti a livello mondiale, tra cui il ragazzo 18enne che lo seguiva dal 12 aprile. Un sito che è già stato oscurato dalla Procura di Roma in quanto considerato di istigazione al suicidio. Un capo d’accusa per cui si è anche aperta un’inchiesta dal momento che anche altri due ragazzi di 19 anni, ovvero Fabio e Paolo, sono morti nello stesso identico modus operandi del figlio di Alessandro Cecconi.
Il padre è riuscito a risalire a questo sito cercando, tra il computer del figlio, alcuni indizi. Durante la mattina del suicidio, il giovane si è proprio collegato a questo sito con altre persone connesse. Secondo il padre, il figlio aveva intenzione di suicidarsi da diverso tempo e quel sito sicuramente lo ha aiutato. Il padre afferma che siti del genere non dovrebbero esistere.