Da oggi, in diciotto città italiane, parte la sperimentazione dei taser –le pistole elettriche– in dotazione alle forze dell’ordine. 4482 pistole ad impulsi elettrici entrano da oggi a regime operativo tra le varie forze dell’ordine per poter intervenire, in caso di pericolo per la cittadinanza e per l’operatore stesso, in maniera non letale nei confronti del soggetto pericoloso e/o turbolento potendolo immobilizzare.
Ogni pattuglia avrà in dotazione una pistola elettrica che consentirà di rendere innocuo il fermato e di intervenire per ammanettarlo per ora in diciotto città, le più grandi, da maggio nelle restanti città italiane.
Ogni taser è costituito da due cartucce aventi ognuna due dardi collegati ad un filo elettrico il cui effetto inabilitante avviene anche attraverso i vesti senza che i dardi penetrino nella pelle e con la particolarità che prima di “fare fuoco” c’è la possibilità di dare un avvertimento. I dardi trasmettono una scarica di 63 microcoulomb di elettricità per 5 secondi.
Seppur non letale, per la giurisdizione si tratta di un’arma vera e propria e siccome i muscoli della persona fermata si paralizzano all’istante rendendo il corpo di fatto immobile, gli agenti sono obbligati a richiedere l’intervento del personale sanitario.
Sospeso l’utilizzo con una circolare ministeriale, almeno temporaneamente, nel luglio del 2020, dal Ministro Lamorgese, la stessa oggi sostiene che questo nuovo strumento in dotazione dei tutori dell’ordine “costituisce un passo importante per ridurre i rischi per l’incolumità del personale di polizia impegnato nelle attività di prevenzione e controllo del territorio”.
Come sempre, i pareri in proposito della necessità ed utilità in genere del taser sono svariati ed i dati ricavati dai vari studi in proposito, evidenziano in realtà un aumento di violenza e aggressione. L’Organizzazione delle Nazioni Unite lo ha addirittura definito uno strumento di tortura. Non resta che attendere e sperare, come sempre, in un uso responsabile.