Il vento sta per abbattersi sulla Campania, e le squadre antincendio temono che se soffierà troppo forte, il Vesuvio potrebbe tornare ad ardere con la violenza delle scorse ore: l’incendio non è stato domato, brucia ancora con insistenza, la nuvola angosciante di fumo non si vede a grande distanza, gli uomini del soccorso stanno ancora lavorando senza sosta.
Le ipotesi accreditate per tale scempio riconducono alla criminalità organizzata, le pendici del Vesuvio sono intoccabili, proprietà esclusiva di qualcuno. La procura di Torre Annunziata ha aperto un fascicolo per incendio doloso a carico di ignoti: pare evidente che i roghi siano dolosi, e le autorità locali convergono sull’accreditare tale operazione alla camorra. “Il Mattino” riporta che, nel Parco del Vesuvio, oltre agli otto inneschi trovati in varie zone strategiche dai Carabinieri Forestali, sarebbero stati utilizzati animali incendiari per propagare le fiamme.
Gli animali, correndo disperatamente nel bosco, possono giungere ad incendiare le zone più remote e fitte del sottobosco: un atto criminale e crudele che è già stato ampliamente intrapreso. I vigili del Fuoco, ed i volontari, conoscono questa tecnica: riportano che la povera bestia non viene semplicemente incendiata, visto che i piromani legano al collo dell’animale – conigli, gatti, o piccoli animali – uno straccio imbevuto di materiale combustibile in fiamme.
L’uso di animali incendiari – utilizzati come armi per la guerra – è presente nei codici Cinquecenteschi: un manoscritto del 1584, il “Feuer Buech“, illustra l’utilizzo degli animali come ordigni. L’uso di animali incendiari nel caso del Vesuvio può essere una bufala, o no, probabilmente non lo sapremo mai.
Alcuni siti di informazioni locale parlano di carcasse di piccoli animali recuperati nei luoghi degli incendi, ma la Forestale ha comunque smentito.
Il procuratore di Napoli, Nunzio Fragliasso, ha detto: “Siamo in una fase preliminare, ma tutto fa propendere per la natura dolosa degli incendi”. Sono della stessa idea i carabinier (“È una corbelleria pensare alla autocombustione, qui c’è la mano di una o più persone” ): i vari focolai e il fatto che una volta spenti siano presenti nuovamente durante la notte, nei medesimi luoghi, confermano l’atto doloso.