Verona, operata da uno specializzando resta invalida sulla sedia a rotelle

Uno specializzando, che avrebbe dovuto garantire le migliori cure possibili, invece ha commesso un grave errore che ha lasciato la donna con una disabilità permanente.

Verona, operata da uno specializzando resta invalida sulla sedia a rotelle

Sabrina Di Girolamo, una donna di 42 anni originaria del Lazio, ha segnato nelle pagine del suo diario sui social il triste anniversario del momento in cui la sua vita è stata stravolta. Sei anni fa, il 22 agosto 2017, uscì dalla sala operatoria dopo un intervento che avrebbe dovuto essere senza rischi, ma invece la condannò alla sedia a rotelle. Oggi, finalmente, la verità ha avuto giustizia. Il Tribunale civile di Verona ha riconosciuto che Sabrina è stata vittima di un grave errore medico.

Durante l’intervento, la fase più delicata, ossia la manovra di posizionamento, è stata eseguita da un semplice specializzando, senza la necessaria supervisione di un neurochirurgo. Quest’ultimo, come emerso dalle indagini, non era presente in sala operatoria. Entrambi i sanitari sono stati accusati di danni colposi connessi all’esercizio della professione medica. Nonostante fosse previsto l’avvio di un processo penale davanti alla giudice Giulia Zecchinon del Tribunale di Verona, la parte civile ha deciso di ritirare la querela, dopo aver raggiunto un accordo sul risarcimento. Sabrina non vuole chiamare questa decisione una vittoria.

Non ci può essere un prezzo per lo strazio e la perdita di una vita intera. Nessuna cifra può quantificare lo stravolgimento che ha subito, la felicità che le è stata rubata e i suoi progetti distrutti. La testimonianza di Sabrina riflette il dolore di una vita stravolta e condannata all’infelicità. Ha perso in un attimo l’autonomia e l’indipendenza, e ora dipende completamente dall’aiuto e dall’assistenza dei suoi genitori e delle sue figlie, ruoli che invertirebbero nelle normali circostanze.

Il risarcimento stabilito dal giudice Luigi Pagliuca ammonta a poco più di 1,6 milioni di euro, da dividere con la sua famiglia. Tuttavia, finora ha ricevuto solo una minima parte di questa somma, poco più di 50.000 euro, che sono ben lontani dai costi delle spese mediche che ha affrontato e che dovrà affrontare per il resto della sua vita.

Sabrina vuole ottenere giustizia non solo per se stessa, ma anche per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di una maggiore responsabilità e attenzione nel settore sanitario. Nessuna cifra potrà mai restituirle ciò che ha perso, ma solo attraverso queste battaglie potrà aiutare a prevenire futuri errori medici e proteggere altre persone dallo strazio che ha subito.

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