Verbania, crollo cabina funivia Mottarone: in libertà due degli indagati, un altro ai domiciliari

Tornano liberi Luigi Nerini, titolare della Mottarone S.r.l e Enrico Perocchio, direttore di esercizio. La Procura ha ascoltato anche gli operai, i quali avrebbero dichiarato che la decisione di mantenere i "forchettoni" era stata del caposervizio Tadini.

Verbania, crollo cabina funivia Mottarone: in libertà due degli indagati, un altro ai domiciliari

Nella giornata di ieri si sono tenuti gli interrogatori di garanzia nei confronti delle tre persone indagate per il disastro sulla funivia del Mottarone. Come si sa, infatti, domenica scorsa 23 maggio un cabina dell’impianto di risalita che collega il lago di Stresa (Verbania) alla montagna è crollata al suolo uccidendo 14 persone. Solo il piccolo Eitan, un bambino israeliano di 5 anni, è riuscito a sopravvivere e si trova attualmente ricoverato presso l’ospedale infantile Regina Margherita di Torino. Nelle scorse ore il gip di Verbania, Donatella Banci Buonamici, ha ascoltato sia gli indagati che alcuni operai che lavoravano nell’impianto. 

Dagli interrogatori sarebbero emersi altri particolari, che scagionerebbero dalle accuse sia Luigi Nerini, titolare della ditta che gestisce l’impianto, la Ferrovie Mottarone S.r.l. e Enrico Perocchio, direttore di esercizio della funivia. Per loro il gip ha disposto che vengano rimessi in libertà, in quanto sono pochi e insufficienti gli indizi a loro carico. “Non salirei mai su una funivia con ganasce, quella di usare i forchettoni è stata una scelta scellerata di Tadini” – così avrebbe detto Perocchio davanti agli inqurienti, secondo quanto fa sapere il suo avvocato Andrea Da Prato

Ai domiciliari il capo del servizio

Secondo quanto riferisce la Procura in una nota, “appare evidente il contenuto fortemente accusatorio nei confronti del Tadini”, che è appunto il caposervizio della funivia. Dalle dichiarazioni rese da alcuni dipendenti si evincerebbe che tutti loro “hanno dichiarato che la decisione di mantenere i ceppi era stata sua (di Tadini ndr), mentre nessuno ha parlato del gestore o del direttore di servizio”

Per questo l’autorità giudiziaria ha rimesso in libertà gli altri due indagati. “Sono contento di tornare dalla mia famiglia, ma sono disperato per le quattordici vittime” – così ha detto ancora Enrico Perocchio lasciando il carcere di Verbania, dove era recluso insieme agli altri tre indagati da alcuni giorni. Anche Tadini risulta fortemente provato da quanto accaduto.

Per le ore 12:00 di oggi la Regione Piemonte ha invitato la popolazione ad osservare un minuto di silenzio in ricordo della drammatica giornata di domenica scorsa, questo anche per rendere omaggio alle 14 vittime decedute in questa tragica circostanza. Le indagini degli inquirenti, che sono ancora alla fasi iniziali, andranno avanti nelle prossime settimane. Si dovranno infatti stabilire con precisione le cause che hanno portato alla rottura del cavo, e bisogna vedere se ciò sia dipeso dall’inserimento dei “forchettoni” oppure se quest’ultimo si sia spezzato per altre cause. 

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