Veneto: infettato di Hiv 32 anni fa è deceduto dopo tante sofferenze

Mauro Barzon attendeva da anni di eseguire un trapianto di fegato. L'uomo è stato infettato del virus dell'Hiv 32 anni fa, durante una trasfusione di sangue. L'uomo è morto per alcune complicanze dovute al virus

Veneto: infettato di Hiv 32 anni fa è deceduto dopo tante sofferenze

Dopo essere stato vittima di una trasfusione infetta ed  avere contratto una grave forma di Hiv, ovvero il virus che è portatore dell’Aids, Mauro Barzon, 54 anni, residente a Tombelle di Vigonovo, comune in provincia di Venezia, è morto. La storia risale a 32 anni fa, esattamente al 1982, quando Mauro, dopo aver eseguito una trasfusione di sangue è rimasto infettato e da quel giorno la sua vita è praticamente finita. Per più di trent’anni l’uomo ha vissuto con questa consapevolezza, sapendo benissimo di essere destinato alla morte prima o poi.

L’uomo aspettava da tempo di eseguire un trapianto di fegato, che sarebbe servito a migliorare nettamente le sue condizioni, ma purtroppo non è accaduto e il tempo è passato inesorabilmente senza che nessuno, né istituzioni nè ente ospedaliero facessero qualcosa di concreto per aiutare Barzon.

Le ultime analisi effettuate dai medici nei giorni scorsi avevano accertato che le condizioni di Borzon erano peggiorate ulteriormente ed erano state riscontrate altre malattie dovute e originate dalla sua condizione. L’uomo aveva saputo di essere malato solo dopo essersi sposato e avere avuto due figli, e solo da qualche anno gli era stata assegnata una pensione di invalidità e una specie di indennizzo dell’importo di 250 euro che lo avrebbe doovuto ripagare della trasfusione infetta subita tanti anni prima.

Ma Borzon non ce l’ ha fatta e giovedì è morto senza che nessuno, nè i familiari e nemmeno i medici potessero far nulla per lui. La vicenda ha scosso profondamente i familiari, che hanno lottato per il congiunto sperando che potesse superare la fase critica e convinti che presto sarebbe stato possibile fare il trapianto di fegato. Questo tipo di vicende lascia un profondo sconforto, e a volte sembra che non ci si debba fidare del tutto delle strutture ospedaliere, spesso coinvolti in casi come questo per negligenza oppure per mancata esperienza. Il caso di Mauro Borzon è uno di quei casi in cui l’azienda ospedaliera avrebbe dovuto risaricre il danno alla vittima, cosa che a distanza di tanto tempo sembra non sia stata fatta. Un indennizzo di 250 euro al mese, in più percepito da qualche anno, non potrà mai compensare il dolore e le sofferenze di tutti questi anni, ma sarebbe opportuno che la famiglia ricevesse invece un risarcimento.

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