Laura Santi, giornalista umbra da sempre in prima linea per il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione, ha scelto di lasciare serenamente la vita nella sua casa di Perugia, circondata dalla presenza affettuosa del marito Stefano. Aveva 50 anni ed era affetta da una forma avanzata e irreversibile di sclerosi multipla, che nel tempo le aveva progressivamente tolto ogni possibilità di autonomia.
La sua decisione di accedere al commiato assistito è maturata dopo un lungo percorso di riflessione, consapevolezza e dialogo con le istituzioni sanitarie. Lo scorso novembre aveva infatti ottenuto l’autorizzazione dell’Asl di Perugia, che le aveva riconosciuto tutti i requisiti previsti dalla normativa italiana. Un traguardo che Laura ha accolto con sollievo, come confermato dalle parole affidate all’Associazione Luca Coscioni, di cui era attivista e consigliera generale: «Sto per andare via – aveva scritto – ma lo faccio con un senso di sollievo, liberandomi dal peso quotidiano che la mia malattia mi imponeva. Mi porto dietro i sorrisi, la bellezza, e vi chiedo di ricordarmi con leggerezza».
Il suo percorso con la sclerosi multipla era iniziato nei primi anni Duemila, con sintomi che lentamente si erano trasformati in limitazioni sempre più severe. Nonostante ciò, Laura aveva deciso di non restare in silenzio: ha raccontato pubblicamente la sua esperienza, dando voce a chi affronta quotidianamente una sofferenza estrema ma desidera, con la stessa forza, essere parte attiva del proprio destino.
Giornalista rigorosa, impegnata e sensibile, Laura non ha mai smesso di raccontare, anche quando scrivere o parlare le risultava difficile. La sua testimonianza ha rappresentato molto per chi condivide un cammino simile al suo, ma anche per un’opinione pubblica spesso divisa sul tema del fine vita. Il suo impegno, portato avanti insieme all’Associazione Luca Coscioni, ha contribuito a rafforzare il dibattito sui diritti civili, sottolineando l’importanza di ascoltare chi convive con patologie gravi e invalidanti.
Il marito Stefano, che le è rimasto accanto per tutta la durata della patologia, ha raccontato come, nell’ultimo anno, le condizioni di Laura fossero diventate insostenibili, sia sul piano fisico che emotivo. Insieme hanno affrontato questa fase con grande dignità, trasformando un’esperienza intima e profonda in un messaggio di libertà e rispetto.