Usavano donazioni per le cure della figlia con rara patologia per pagare viaggi e videogiochi: truffa da 200mila euro

I genitori di una bambina patologica avrebbero utilizzato fondi destinati alle sue cure per acquisti personali come videogiochi, abbonamenti televisivi e viaggi. La Guardia di Finanza ha scoperto l'illecito, sequestrando parte dei fondi donati.

Usavano donazioni per le cure della figlia con rara patologia per pagare viaggi e videogiochi: truffa da 200mila euro

Un recente caso di frode ha scosso la tranquilla comunità della Valsesia, dove tre individui sono stati accusati di aver defraudato migliaia di euro da un’associazione benefica locale destinata a sostenere le cure mediche di una bambina con rara patologia. Secondo quanto riportato dalla Guardia di Finanza di Vercelli, l’operazione ha portato alla luce un incredibile abuso di fiducia, orchestrato tra cui dai genitori della piccola paziente. 

La storia inizia con una triste premessa: una bambina affetta da una rara patologia ha visto un’importante somma di circa 200.000 euro destinata alla sua cura, donata generosamente da benefattori all’associazione locale. Tuttavia, invece di utilizzare questi fondi per le costose terapie necessarie, i genitori avrebbero dirottato gran parte del denaro per acquistare videogiochi, abbonamenti televisivi a pagamento e per finanziare viaggi, alcuni dei quali verso l’America Latina

Il colpo di scena arriva con l’implicazione di una terza persona, anch’essa coinvolta nelle indagini. La Guardia di Finanza ha agito tempestivamente, sequestrando 128.000 euro durante le loro operazioni. Gli investigatori hanno condotto approfonditi controlli in ospedali pediatrici in diverse regioni italiane, inclusa la Liguria e la Toscana, al fine di verificare l’effettivo utilizzo dei fondi raccolti. 

Ciò che hanno scoperto ha del clamoroso: fatture e ricevute contraffatte, messe insieme dai tre indagati per ottenere fondi dall’associazione, sono emerse durante le indagini. Tra queste, particolare attenzione è stata data a fatture provenienti da un noto medico spagnolo con uno studio anche in Italia, nonché ricevute per viaggi frequenti all’estero, entrambi apparentemente utilizzati per giustificare le spese illecite. 

L’intera vicenda ha sollevato un’ondata di indignazione tra i residenti della Valsesia, che avevano contribuito generosamente nella speranza di migliorare la vita di una bambina con gravi difficoltà. Invece, si sono trovati traditi da coloro che avrebbero dovuto custodire e proteggere quei fondi con cura e rispetto. Le autorità competenti continuano a indagare per portare giustizia e ripristinare la fiducia nel sistema di beneficenza, ora macchiato da questo triste episodio di malversazione e inganno.

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