Omicidio di Nadia Orlando: tribunale concede i domiciliari a Mazzega. I genitori: “Un pugno nello stomaco”

Francesco Mazzega, il 31 luglio scorso, ha ucciso la fidanzata, Nadia Orlando, 21 anni: l'ha strangolata in auto, sul greto del Tagliamento, per vagare con il suo cadavere in macchina tutta la notte. Ha ottenuto gli arresti domiciliari.

Omicidio di Nadia Orlando: tribunale concede i domiciliari a Mazzega. I genitori: “Un pugno nello stomaco”

Un incredibile evento italiano. Il Tribunale del Riesame di Trieste ha concesso gli arresti domiciliari, con il braccialetto elettronico, a Francesco Mazzega, l’uomo di Muzzana del Turgnano che il 31 luglio scorso ha ucciso la fidanzata, Nadia Orlando, di soli 21 anni, residente a Vidulis di Dignano. L’aveva  portata in auto sul greto del Tagliamento e, dopo averla uccisa, aveva vagato con il suo cadavere in macchina tutta la notte.

A chiedere gli arresti domicialiari sono stati i suoi legali: era in carcere dal 10 agosto dopo un breve periodo di ricovero nel reparto di diagnosi e cura dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine disposto per eludere il rischio di gesti di autolesionismo. La decisione del Riesame è stata presa a seguito del ricorso presentato dagli avvocati Annaleda Galluzzo e Federico Carnelutti, preso atto della grave situazione psico-fisica in cui versa l’assassino.

Il gip Andrea Comez, aveva ravvisato nel soggetto un possibile rischio recidiva: occorre ricordare che Francesco ha strangolato Nadia al culmine di un litigio. L’uomo aveva raccontato agli inquirenti che, durante l’ultimo incontro, aveva appreso di un presunto tradimento, la situazione in auto era degenerata, erano volati pesanti insulti, lei lo aveva colpito con uno schiaffo, poi, secondo il racconto di Francesco, era stato colpito da un raptus e l’aveva uccisa.

Mazzega, dopo una notte trascorsa con il cadavere della povera Nadia, si era consegnato alla Polizia stradale di Palmanova nella mattinata del 1 agosto, fornendo la sua versione dei fatti: aveva ricostruito interamente la vicenda per poi chiudersi in un rigoroso silenzio. Le sue condizioni cliniche avevano portato a un ricovero precauzionale nel reparto di psichiatria del Santa Maria della Misericordia, per il grave stato di choc e prostrazione, per aver manifestato intenti autolesionisti.

L’autopsia effettuata sul corpo di Nadia dal medico legale Carlo Moreschi aveva appurato che la morte era sopraggiunta per asfissia e non per strangolamento: Mazzega aveva raccontato di averla strozzata in auto, l’esame autoptico non avvalla la sua confessione. Gli agenti, coordinati dal vicequestore aggiunto Massimiliano Ortolan, hanno supposto che il cuscino recuperato e sequestrato a bordo della Toyota Yaris del Mazzega potrebbe essere l’arma del delitto.

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