Emergono nuovi retroscena relativi al caso della 19enne massacrata a coltellate dal marito marocchino, in collaborazione con la sua amante 16enne, lo scorso 2 Giugno. La ragazza aspettava un figlio dall’uomo, ma il 25enne non ne voleva più sapere né di lei. Per questo le aveva teso un agguato in corrispondenza di una pista ciclabile ad Albino, in provincia di Bergamo, insieme all’amante 16enne di origini svizzere.
Dalle prime indagini sembrava che entrambi gli indagati, arrestati a poche ore dal delitto sempre nei pressi di Albino, avessero partecipato al brutale omicidio. Ma l’esame post-mortem sul cadavere di Sara El Omri, effettuato presso l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ha rivelato che per compiere l’omicidio sia stato utilizzato un solo coltello; sebbene gli inquirenti, al momento degli arresti, ne avessero sequestrati due.
Si tratta di una rivelazione che potrebbe alleggerire la pesantissima posizione di J.S., la 16enne di origini ticinesi residente a Locarno, considerata finora responsabile di omicidio volontario in concorso con il fidanzato Amine El Ghazzali. Può dunque cambiare il quadro della tragedia: probabilmente la ragazzina era partita con l’intento di partecipare all’uccisione, visto che era armata anch’ella di un coltello, ma nel momento cruciale potrebbe essersi tirata indietro ed aver lasciato che fosse Amine a fare il lavoro sporco.
Dall’autopsia è emerso che Sara abbia ricevuto 24 coltellate sparse in tutto il corpo, alcune delle quali sono andate a bersaglio dilaniandole il cuore ed i polmoni. L’omicida, ora in carcere per il delitto commesso, si è difeso con gli inquirenti affermando di aver reagito solo perché la moglie l’avrebbe aggredito, ma ciò non spiegherebbe perché lui e l’amante si fossero presentati all’appuntamento armati di due coltelli. La 16enne, il cui nome non è stato reso noto per la tutela della privacy, aspetta un figlio dall’omicida, e si trova ospite in una comunità in Brianza.