Tunisino arrestato per spaccio di stupefacenti: "Lo faccio per vivere, ho perso il lavoro". Il giudice lo libera

Anuar Trabelsi è stato arrestato per detenzione e spaccio di stupefacenti. La decisone del giudice ha destato scalpore sollevando numerosi dubbi sulla corretta applicazione della legge.

Tunisino arrestato per spaccio di stupefacenti: "Lo faccio per vivere, ho perso il lavoro". Il giudice lo libera

Una vicenda che ha tutto il sapore di una barzelletta, peccato che sia realmente accaduta. Anuar Trabelsi, tunisino di 27 anni, è stato fermato a Ponte Alto (Vicenza) dai militari della fiamme gialle, impegnati in controlli antidroga: il cane Zack ha individuato addosso al soggetto 3,3 grammi di cocaina. Il quantitativo di sostanza stupefacente ha fatto scattare immediatamente la perquisizione domiciliare: nell’armadio di Trabelsi sono stati trovati e sequestrati 1,3 chili di hashish in panetti, 332 grammi di marijuana, 25 grammi di cocaina e alcune pasticche di ecstasy.

Arrestato e condotto al San Pio X per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti è giunto per direttissima davanti al giudice Massimo Gerace: Anuar, difeso dall’avv. Anna Sambugaro, ha ammesso, senza problemi, di essersi dedicato allo spaccio per poter vivere dopo aver perso il lavoro. Incredibilmente il giudice ha disposto la remissione in libertà dello spacciatore con obbligo di firma.

Una vicenda analoga è accaduta lo scorso febbraio a Reggio Emilia: Luckystar Chukwudi Mmaduka, un nigeriano di 33 anni noto – come “il cresta” per la sua bizzarra acconciatura – accusato di detenzione e spaccio di droga, venne immediatamente rilasciato e tornò tranquillamente all’albergo di Brescello, dove era ospitato insieme agli altri richiedenti asilo seguiti dalla cooperativa Dimora d’Abramo.

I carabinieri erano intervenuti dopo le telefonate di numerosi cittadini esasperati dinnanzi allo spaccio pubblico del richiedente asilo che sosteneva di vendere droga per pagarci la pensione: i militari lo avevano colto in flagrante, vendeva eroina thailandese a 20 euro.

In tribunale l’uomo aveva ammesso i fatti: il giudice, dopo aver convalidato l’arresto, dispose la liberazione accogliendo la richiesta per il nulla osta per l’espulsione. Spacciava per vivere del resto. Le vicende in questione amareggiano l’opinione pubblica – che non possiamo erroneamente identificare come un grumo malsano di razzisti – per la mancanza di legalità oramai dilagante, per l’inaccettabilità del messaggio intrinseco: se spacci perchè non hai un lavoro puoi farlo.

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