Sono scattate all’alba di questa mattina le perquisizioni che riguardano una truffa di 47 milioni di euro all’istituto bancario Monte dei Paschi di Siena. Le indagini partono da un controllo sugli ex vertici della banca, e si concentrano su un vasto movimento di denaro che è passato attraverso numerosi conti correnti intestati a varie società e finanziarie sospette. La truffa ammonta a una cifra abbastanza elevata, e sono immediatamente partite le perquisizioni in alcune regioni d’Italia, che hanno collegamenti con i conti registrati.
L’accusa è di associazione a delinquere aggravata con lo scopo di truffare la banca, che si dichiara in questo caso parte lesa. Nelle indagini sono con la coinvolti anche 11 dipendenti della banca senese, alcuni tra i quali erano già in pensione, con la collaborazione di broker finanziari. Il sospetto maggiore si concentra sulla scoperta della cosiddetta banda del 5%, chiamata così perché esigeva questa percentuale su tutte le operazioni effettuate nella banca. Tra i funzionari indagati figura l’ex dipendente Gianluca Baldassarre, Alessandro Toccafondi, Antonio Pantalena, e Matteo Pontone, ex funzionario della Monte dei Paschi di Siena di Londra. Ma nelle indagini risultano altri indagati, tra cui Fabrizio Cerasani, cofondatore di Enigma Securities, società avente sede a Londra, David Ionni, Luca Borrone e Maurizio Fabris, i tre broker che hanno reso possibile parte della truffa. Questi ultimi erano già stati indagati qualche anno fa per i proventi che passavano sui loro conti correnti, e per la loro indubbia provenienza, denunciata dalla stessa banca Monte Paschi di Siena. All’indagine era seguito il sequestro di parte delle somme per un ammontare di circa 40 milioni di euro.
Il sospetto che i broker agissero in collaborazione degli ex funzionari era balzato subito agli occhi durante le indagini, che sono proseguite nel più assoluto riserbo per cercare di far venire alla luce la verità. Con le ultime indagini gli inquirenti hanno dimostrato che i loro dubbi erano fondati, e che i broker, oggi coinvolti nella vicenda, agivano già allora tramite gli ex vertici della banca. Una truffa che si sviluppa all’interno di una comunità bancaria che non sempre si rivela affidabile, ma che spesso volge il lavoro per favorire i propri interessi illegalmente, approfittando dei sistemi bancari per traffici illeciti di denaro.