Trovato senza vita da un mese nell’ex scuola: "Odore insopportabile di decomposizione"

Due persone, introdottesi all’interno dell’ex istituto d’arte di Villa Gioia, hanno scoperto il corpo senza vita di un uomo e dato immediatamente l’allarme.

Trovato senza vita da un mese nell’ex scuola: "Odore insopportabile di decomposizione"

L’AQUILA : «Forse abbiamo trovato una salma in una scuola abbandonata». Con queste parole, due giovani youtuber pugliesi, appassionati di “urbex” l’esplorazione di edifici abbandonati, hanno documentato un ritrovamento shock nel loro ultimo video. Nel corso di un’esplorazione all’interno dell’ex istituto d’arte Muzi, in via Filomusi Guelfi, a due passi dal palazzo di giustizia dell’Aquila, i due hanno scoperto il corpo mummificato di un uomo. La struttura, chiusa e in stato di abbandono da anni, è stata teatro di un episodio che ha sconvolto la città. Il ritrovamento è avvenuto ieri pomeriggio, all’ultimo piano dell’edificio, all’interno di un’aula ridotta a rudere: finestre sfondate, porte divelte, banchi e sedie ammassati caoticamente a terra.

Tra questo scenario di degrado giaceva il corpo di un uomo di circa 40 anni, di origini marocchine, avvolto da una coperta e vestito con abiti pesanti. Accanto a lui, rifiuti di ogni genere: bottiglie vuote, residui di cibo, mozziconi di sigarette ed escrementi. I due youtuber, notato l’insopportabile odore di decomposizione e intravisto un ammasso sospetto dietro una porta sigillata con due banchi, hanno inizialmente ipotizzato di trovarsi di fronte a un animale deceduto. Nel video, pubblicato sul loro canale TikTok “G.ri.pta” e poi diventato virale, si sentono esclamare: «C’è una puzza di putrefazione assurda, non abbiamo il coraggio di aprire».

Sulla porta, una scritta inquietante: “RIP”. Dopo aver compreso la gravità della situazione, i ragazzi hanno immediatamente avvisato le forze dell’ordine. Sul posto sono arrivati in pochi minuti i poliziotti, il personale del 118 e la polizia scientifica per i rilievi. I sanitari non hanno potuto far altro che constatare il decesso, mentre gli investigatori, esaminando i pochi effetti personali rimasti intatti, sono riusciti a risalire all’identità del senzatetto. Secondo i primi accertamenti, l’uomo sarebbe deceduto circa un mese fa. L’ipotesi sulle cause del decesso resta aperta: potrebbe trattarsi di un malore improvviso o di un’overdose. Sarà l’autopsia, affidata al medico legale Giuseppe Calvisi, a chiarire le circostanze del decesso. L’indagine è coordinata dal sostituto procuratore Guido Cocco. Un dato certo è che nessuno aveva segnalato la sua scomparsa.

Nessuna denuncia, nessuna ricerca avviata: il corpo era rimasto lì, ignorato da tutti, mentre la scuola continuava a essere frequentata occasionalmente da senza tetto e curiosi. «C’era una persona che ogni tanto si vedeva da queste parti», racconta una residente, che preferisce restare anonima. «Era un uomo italiano, proveniente dal Nord. Si capiva che qualcuno dormiva lì, ma non ci siamo mai accorti che ci fosse un morto dentro. Se avessimo visto delle luci o sentito rumori strani, avremmo sicuramente chiamato la polizia». Le operazioni di recupero della salma si sono concluse intorno alle 17.

Il corpo è stato trasportato all’obitorio dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila, dove oggi sarà sottoposto all’esame autoptico. Intanto, la disgrazia vicenda ha riacceso il dibattito sull’emarginazione sociale e sulle condizioni di degrado in cui versano molte aree della città. Gamal Bouchaib, ex consigliere straniero al Comune dell’Aquila, ha commentato con parole dure: «Questa è una decesso per solitudine, una morta figlia dell’indifferenza. Quando l’ultimo viene ignorato, la nostra società perde il senso stesso di civiltà e di giustizia sociale. Purtroppo esistono sacche di povertà dimenticate, nascoste tra i ruderi di una ricostruzione mai completata. E l’unica politica che si adotta è lasciare che restino ai margini, purché non disturbino il benessere apparente di chi sta meglio». La scoperta di ieri non è solo un episodio di cronaca nera, ma anche il disgrazia simbolo di un’emergenza sociale troppo spesso ignorata. 

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