Trieste: donna di 28 anni muore gettandosi dalle scale di un ospedale

La donna si è suicidata nell'ospedale pediatrico Burlo di Trieste gettandosi dalla tromba delle scale, lasciando suo marito, la figlia di sette anni e due gemellini di pochi mesi. L'ipotesi più concreta sembra essere la depressione post partum che aveva colpito la donna

Trieste: donna di 28 anni muore gettandosi dalle scale di un ospedale

Giovane neo-mamma 28enne di Trieste, città capoluogo del Friuli Venezia Giulia, si è suicidata lanciandosi dalla tromba delle scale all’interno dell’ospedale pediatrico Burlo Garofolo, lo stesso ospedale dove, sette mesi prima, aveva dato alla luce due piccoli gemellini. Gettandosi e schiantandosi contro l’area ristoro del reparto infantile i soccorsi sono stati inutili in quanto la donna è morta sul colpo. Sono molteplici le cause prese in considerazione da vagliare riguardo i motivi legati al tragico gesto, ma il più accreditato sembra essere il fatto che la donna soffrisse di depressione post partum dopo la nascita dei due bambini.

La depressione post partum è un disturbo che colpisce attualmente un numero sempre maggiore di neo mamme nel periodo successivo al parto, che, se non preso in considerazione, può sfociare nel suicidio della donna e in casi più estremi porta la stessa a commettere atti tragici e pericolosi verso il proprio piccolo appena nato o gli altri figli. Questo, ad esempio, è quello che è successo quattro mesi fa ad Abbadia Lariana, in provincia di Lecco, dove una neo mamma ha accoltellato e ucciso il primogenito di quasi 3 anni, ed è stato ipotizzato che l’atto sia stato compiuto a causa di una depressione post partum avuta a seguito della nascita del secondo figlio.

Questa patologia specifica si manifesta con sintomi diversi ma allarmanti come crisi di pianto sporadiche, irritabilità ma anche cambiamenti repentini di umore e peggio ancora con la mancanza d’interesse verso il neonato e verso ciò che succede nel mondo circostante. Spesso è difficile diagnosticarla poichè viene sottovalutata da molti medici oppure risiede silenziosamente all’interno della donna che ne soffre senza che essa se ne accorga.

Ci sono varie terapie che possono esser messe in atto: non solo l’intervento e l’aiuto di uno psicologo e psicoterapeuta e la somministrazione di medicinali antidepressivi ma un aiuto concreto lo possono dare anche le persone a lei vicine attraverso l’amore e l’affetto.

La donna che ne soffre si sente depressa, inadeguata e dubbiosa riguardo il nuovo ruolo di mamma che l’aspetta, se sarà in grado o meno di prendere le scelte giuste: è indispensabile che questa patologia specifica venga immediatamente riconosciuta non solo dai medici e psicologi dell’ambito ospedaliero ma, soprattutto, dalle persone vicine alla donna che ne soffre, per poterla aiutare ad affrontare le nuove sfide della vita da mamma con armonia e felicità.

Continua a leggere su Fidelity News