Trieste, attivista gay aggredito e picchiato: gli aggressori ridevano per come era vestito

È bastato un vestito non gradito a suscitare l'ilarità fino a picchiare un attivista gay. L'atto omofobo è accaduto a Trieste e i 3 aggressori sono riusciti a scappare prima dell'arrivo dei soccorsi.

Trieste, attivista gay aggredito e picchiato: gli aggressori ridevano per come era vestito

Una storia agghiacciante, simbolo della crudeltà umana. Questa storia arriva da Trieste dove, 2 sere fa, Antonio Parisi, attivista della comunità omosessuale del Friuli Venezia Giulia, tra gli ideatori della festa Jotassassina, è stato picchiato nella piazza di Repen (Monrupino), dove si trovava in compagnia di alcuni amici.

Il pestaggio si è consumato intorno alle 20 di martedì 16 febbraio, poco prima della chiusura del locale in cui la comitiva aveva trascorso tranquillamente il pomeriggio.

L’accaduto

Parisi ha pubblicato le foto del suo volto tumefatto, con i vestiti insanguinati, sul suo profilo Faceboook. Il movente del pestaggio è, chiaramente, di natura omofoba. E’ la stessa vittima ad aver raccontato cosa è accaduto 2 sere fa. Appena entrato nell’osmiza, uno dei ragazzi (poi diventato il suo aggressore) ha avuto da ridire per il modo in cui era vestito. 

La cosa è sembrata risolta quando proprio quel ragazzo si è alzato e gli ha chiesto scusa ma, evidentemente, così non era. La situazione è precipitata nel momento in cui il Parisi e i suo amici, uscendo dal locale, si sono recati al parcheggio. Lì 3 aggressori, tutti di giovane età, dopo aver sferrato calci e pugni in faccia ai malcapitati, sono riusciti a fuggire prima dell’arrivo dei soccorsi. 

Ovviamente l’episodio ha suscitato all’unanimità indignazione e rabbia. Davvero infelice il commento del consigliere comunale di Trieste Fabio Tuiach, ex esponenente della Lega che, su Facebook, ha scritto: “Un esponente Lgbt è stato picchiato e scoppia il caso omofobia a Trieste, siamo in campagna elettorale e succede ogni volta ma forse ha litigato con il fidanzato per la vasellina. Grande solidarietà da parte di tutte le forze politiche ma ricordiamoci che in più di un terzo dei paesi al mondo non esiste il problema omofobia perché per i gay c’è il carcere o la pena di morte. Noi avevamo il rogo un tempo, mentre in Russia c’è la legge anti-gay come in tutto l’est e per questo loro non accolgono palestrati che fuggono da paesi omofobi”.

Continua a leggere su Fidelity News