Samantha, finita in coma per le complicazioni di un banale intervento a seguito della frattura di una gamba, non ha lasciato un biotestamento scritto, ma ha più volte espresso ai genitori la sua volontà di evitare il ricorso all’accanimento terapeutico.
La ragazza infatti, secondo il parere dei medici, non ha alcuna possibilità di riprendersi: tutte le terapie di riabilitazione non hanno dato alcun esito.Ora l’unica prospettiva è quella di continuare a somministrarle antibiotici per curare le numerose infezioni in corso nel suo corpo, fino a quando non faranno più effetto.
La vicenda
“Finalmente ci hanno creduto e ci concedono questo atto d’amore. Soffrire, a volte, è peggio che morire”. A parlare sono i genitori di Samantha D’Incà, la 30enne di Feltre in coma vegetativo irreversibile da ormai 11 mesi, dopo una operazione di frattura alla gamba. Era il 4 dicembre 2020: da allora Giorgio e Graziella d’Incà, papà e mamma della giovane, hanno iniziato una lunga battaglia per mettere fine alla sua sofferenza.
Nei giorni scorsi, con un provvedimento di 12 pagine, il giudice tutelare del Tribunale di Belluno ha di fatto autorizzato il padre staccare la spina, previo parere dei medici e nomina del genitore a tutore della giovane. Si tratta di una delibera storica sulla delicata questione del fine vita. “Abbiamo perso tante battaglie ma alla fine abbiamo vinto la guerra. Aveva ragione mio marito: finché avremo respiro, diceva, lotteremo per la dignità e il rispetto che Samantha merita“, ha commentato mamma Graziella sulle pagine del Corriere della Sera.
La storia di Samantha è nota: la ragazza si era fratturata un femore, uscendo di casa, alla fine del novembre 2020. Tornata a casa dopo l’operazione, un intervento considerato di routine, la 30enne aveva cominciato a sentirsi male, con dolori e gonfiori su tutto il corpo. Ricoverata di nuovo in ospedale, la situazione precipita e Samantha il 4 dicembre del 2020 è entrata in coma.
Non si sa cosa sia successo, molto probabilmente è stato un batterio a farla aggravare. Sta di fatto che non si risveglierà più: da quel giorno vive attaccata a una spina in una Rsa di Belluno. La ragazza non ha lasciato un biotestamento scritto, ma ha più volte espresso ai genitori la sua volontà di evitare il ricorso all’accanimento terapeutico.
La giovane, infatti, secondo il parere dei medici, non ha alcuna possibilità di riprendersi: tutte le terapie di riabilitazione non hanno dato alcun esito.Per questo i genitori hanno cominciato una lunga battaglia che potrebbe concludersi già nei prossimo giorni. Il 10 novembre il papà di Samantha sarà infatti nominato dal tribunale di Belluno amministratore di sostegno della figlia e potrà così chiedere all’équipe medica che la segue l’interruzione delle cure, ossia l’interruzione della nutrizione e dell’idratazione e la sedazione fino alla morte.
“Anche il Comitato etico e il procuratore di Belluno hanno dato il via libera. Mia figlia non avrebbe mai voluto vivere così, ricordo le sue parole quando in tv scorrevano le immagini di Eluana e Dj Fabo. Finalmente ci hanno creduto e ci concedono questo atto d’amore“, hanno concluso i suoi genitori.