È una storia che colpisce e invita a riflettere quella di Marco Magrin, un uomo di 53 anni trovato senza vita nel garage in cui si era rifugiato dopo essere stato sfrattato. La tragedia si è consumata a Treviso, dove l’uomo, nonostante avesse un lavoro regolare in una ditta di sfilettatura del pesce, non è riuscito a far fronte al caro affitti. Un destino segnato dalla solitudine e dalla difficoltà di chiedere aiuto, che lo ha condotto a vivere in un box auto freddo e inospitale, un riparo di fortuna che non è bastato a proteggerlo dal gelo.
Marco, originario di Santa Giustina in Colle (Padova), non aveva fatto parola con nessuno delle sue difficoltà economiche, né con i colleghi né con i familiari. Forse per pudore o per un senso di dignità, aveva cercato di affrontare da solo il peso dello sfratto esecutivo, arrivato dopo mesi di affitti arretrati. Dopo aver lasciato l’appartamento, era riuscito a trattenere le chiavi del garage all’insaputa dei proprietari, trasformandolo nella sua dimora temporanea. In silenzio, aveva cercato un alloggio più accessibile, pubblicando timidi annunci sui social, ma senza successo.
A dare l’allarme sono stati i suoi colleghi e conoscenti, preoccupati per non averlo visto nei luoghi abituali. Quando i vigili del fuoco hanno aperto il garage lunedì mattina, lo hanno trovato già senza vita, disteso con indosso un giubbotto pesante e un berretto. Una scena che racconta tutta la precarietà di un uomo che ha affrontato il freddo glaciale senza riscaldamento, esposto a temperature rigide che potrebbero aver causato un infarto, forse aggravato da una patologia pregressa.
L’episodio ha scosso profondamente la comunità trevigiana. Il sindaco di Treviso, Mario Conte, ha definito la vicenda “una storia molto triste che fa riflettere”. Secondo il primo cittadino, questa tragedia avrebbe potuto essere evitata se Magrin avesse trovato il coraggio di rivolgersi alle istituzioni o alle associazioni locali: “A Treviso esistono realtà pronte a tendere una mano a chi si trova in difficoltà, ma è fondamentale che queste situazioni vengano portate alla luce”. Il sindaco ha sottolineato l’importanza di creare una rete di solidarietà capace di intercettare tempestivamente i bisogni delle persone più vulnerabili.
Il decesso di Marco Magrin ricorda altri episodi analoghi accaduti a Treviso negli ultimi anni. Nel dicembre 2022, un cittadino indiano di 30 anni, con regolare permesso di soggiorno, perse la vita in circostanze simili: si era rifugiato in un garage pubblico insieme ad altri migranti, ma fu stroncato dal freddo durante una notte gelida. Più recentemente, nel novembre scorso, un gruppo di profughi pakistani che vivevano nello stesso garage multipiano è stato sgomberato. Dopo una protesta davanti alla prefettura, sono stati trovati posti letto presso la ex caserma Serena e alcune parrocchie locali, grazie all’impegno di don Giovanni Kirschner, sacerdote da sempre attivo nell’accoglienza di migranti e senzatetto.
La storia di Marco Magrin è una testimonianza dolorosa delle difficoltà crescenti che molti lavoratori affrontano per mantenere una casa. Il suo caso mette in evidenza non solo il problema del caro affitti, ma anche la mancanza di un sistema di supporto efficace per chi vive situazioni di vulnerabilità temporanea. Questo fatto invita a una riflessione profonda sulla necessità di interventi strutturali che garantiscano il diritto fondamentale a un’abitazione dignitosa e su quanto sia importante rompere il silenzio e chiedere aiuto, senza timore di essere giudicati.